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Alorian
Le 18 poesie di Alorian
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No, no. Deh, quanta pièta ‘l cor mi bagna
e lieve soffia di coscienza e lambe
le fronde e non t’affligger alma stagna
nell’ira folle ch’orbi ti fa l’ambe
due occhi del veder il ben di parte.
Mòstrati quella ignudo infin le gambe
più del coverto
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| E camminerai per il mondo
che ha perduto la luce d’antichi sogni,
e lo illuminerai,
come accadde quel lungo martedì,
con la tua genuina ingenuità,
con quell’innocente pianto
che tanto mise in apprensione
quegli artisti che ti crearono,
coloro che
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| Riguardo indietro
e mi accorgo
che l’afflizione che mi colpiva
mi manca.
Da troppo tempo
non arrossisco più
e non imploro pietà
a quel temibile signore.
Da troppo tempo leggo,
quasi con indifferenza,
versi traboccanti d’affanno.
E da troppo
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| Quand’alme e luci sono spente, sveglia
se’ ‘n roseo albeggiar d’insonne immago;
parmi al piovoso pianto fiacca e
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| Nel mondo che non esiste
ti ritrovo accanto muta,
mi conosci invero e insiste
su la pelle che mai muta
su’ calore’l
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| Recluso in questo carcere di specchi
coatto è’l cristallo mio a brillare
per alcuno se non per sé e mai vecchi
desiosi
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| Quando Notte silente il mondo avvolge
nel brun mantello e suoni e l'odor tesse
e vedi a cotal vel che invano volge
la grassetta manin la bimba in spalla
a coglier ché nel creder suo s'involge
la stella esser coriandolo o
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| Correvano remoti dì trascorsi
a sognare di noi spettri banditi;
abbozzare sbiaditi in altre e torsi
di te eterni simùlacri scolpiti,
a cader nei miraggi di Menzogna
che fa del lercio petali graditi,
che fa della paur ciò
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| Lo sfilare sincer del vostro verso
allieta sì d’Apollo e l’onor mio
e d’aver il favore suo desìo
che d’esto brio mai fu ’l cor asperso.
Saltella ancor, scodinzola riverso
nella gioia d’un sogno ’ve voi ed io
solchiam de l’Amicizia allegra il
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| Sono ore calde e interminabili,
di passatempi ve ne sono a iosa,
ma l'unico a me disponibile
è quello di
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Alorian.
| Del simigliar fame ignorante
accogliesti quel mio priego,
Tu, che fuor dal tuo solente,
risvegliasti me, alter ego,
luce d’alba d’una mente,
polo opposto a ciò che nego.
Basta, patetico Di Luccio
rientra e chiudi il pozzo
per cui nascea il tuo
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| Sol, rovente perla accolta
fra braccia d'un neofreddo,
e tu, oh Luna, mai più fioca
per lucciola mi
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| Non osar entrare al core mio,
fitta, buia, perigliosa selva,
ape intenta a pollinar
un fior di petalo morente.
Non osar
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| E contemplando que' suoi lumi
concepivo d'esser nulla.
E quei dolci impediva al vero
d'arrivare il core ormai
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| Perché d’ultimo silenzio, odiato,
di finto polso e mendace modo,
temuto e sempiterno e condannato
sei tu’l presunto manto
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| Ama, universal umano,
e non essere la spina
ch'ogne dì punge sul cor
ma d'un sole che lo irradia
il raggio. Sii
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| E gremendo l'ore, divo riso,
s'esibì a quest'ermo guardo,
vestendo istesso e 'l cor d'eliso
per grazia d'alte
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| Chi fu colui che disse
"Non é da uomo il pianto!"?
voglio dir invece: "Piangi",
fa sentir quel grigio canto,
le cui
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