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Alessandro Di Nucci
Le 10 poesie di Alessandro Di Nucci
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Che il Sol mi pesa
trafitto alla scultura d'abete
intravedendo anima che in cor d'attesa
logorerà finché non ridesti sete,
il principio che natur trovò
si scaglia al suolo per mia espressione
se anch'Egli d'amor
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Albore, sussurra rugiada
l'umile corso d'un intimo sbocciare,
e delle gardenie, colei che invochi il mio sospiro giaccia,
al tatto del corpo ferito rimasi spoglio delle sue lacrime.
Meriggio, per memorie ambigue dal carnale gesto,
riposo, inchinato
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L'eco della mia creazione t'induce amore
ma il tuo tempo non sazia le mie promesse
ogni volto di natura è un geloso rincorrersi
se ti vidi fiore, donna che mi cadesti nulla è cambiato.
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Tremula foglia al ramo si tocca
paziente indugia al suo cullare,
tramortito che avrà con elle, terre allagando,
nostalgico intona un vento l'ansioso rancore,
rifugia il fusto fiacco le primavere
ad edotte radici.
Assale tremante il gelo
le
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Stando t'odori, primula caduta nel meriggio
onde tuonanti rai derubano la mente,
e pare dal tuo tratto spento che sincero
hai accolto il mio pensiero.
Accorrendo al tuo dolore mi giudicai,
lasciar che natura al gemere si rinnovi
o spezzar speme
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Smettetela di onorare dita di marmo
la nostra effigie, squallida esaltazione della corteccia
apprestatevi su chi vi concede la sua mano
non più lucente ma sporca della sua pelle,
odorosa d'orgasmi,
stupitevi del vigore d'un vivo
che delle
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Alessandro Di Nucci.
Volgare la nuda terra versa tocchi di corpi per l'inclito cielo,
già odi ai campi l'ira d'un Sole voglioso
grida!
Non seppi se di quelle bestie
o di simil luce,
dell'albore sporchi
colpi,
per poi lasciarsi andare come nudi in una
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Mi volli uomo! Or mai sarò
il grido d'una rosa,
il morire dolce dei rami,
albe al mirare del falco
ombra d'una piuma lenta
polvere d'un impero,
ricordi chi t'insegnò a giudicarti uomo?
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Come volgare d'aria il grido d'improvviso parve, quando gravida,
quell'eco che ancor aspira ad educare l'uomo, per le belve esilia,
traduco di lei il canto e le forme a vitale piacere.
Stava cogliendo l'umane sue rose sicché l'eterno
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O intima espressione, traversando ciò
che di lui prima ti fu creatore,
nulla mi porgi, giacché fui cinto dal ragionare
assalendo la sua grazia d'uomo,
indi rimasi vivo e mi coprii del furore.
Negandomi armi al di fuori dei
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