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Diego Bevilacqua
Le 121 poesie di Diego Bevilacqua
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| Delicato è il bacio delle tue
labbra, che manca di forza
virile, ed abbraccia come passionali
onde le coste di Lesbo.
Scendono poi bianche vesti,
e torniamo dolci neonati
figlie del Peccato
e del Sentimento.
Nell'intreccio di mani,
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Lascia che io possa dirti,
soffermando la bocca sulle tue tempie,
quanto insignificanti scorrano
nelle mie vene i tanti dubbi,
col corpo che lentamente s'avvelena
nell'incerto futuro letto
dalla Bonaccia profeta, pessima veggente.
Leggeri
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Cosa potrò mai bere poggiando la testa confusa
sotto gli alti pini e tra le disperate ortiche,
se non un liquore verde come il mare increspato
dalla rabbia e dalla incomprensione.
E le rondini nere schizzano come proiettili
tra il cielo
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Non capisco perché non si possa fermare il tempo,
lasciarlo immobile come un corpo anestetizzato
su un freddo letto d'ospedale,
una tomba, un letto spoglio.
Lasciarsi dolcemente cullare dalla voce
del mare mentre una moltitudine di
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Restare in buoni rapporti
con il dolore
nella cupa notte,
senza aver mai voluto
che fosse così freddo.
Immaginare di dover
cader, prender posto
tra le ceneri.
Ciò che esiste in questo mondo
Sommi Spiriti del cielo
Sommi Spiriti
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Non hanno più importanza, credo,
i laghi di sangue e il vento
che duro colpisce i rottami
e i corpi.
Mio cuore, logica ed equilibrio
sono cadute in una morte leggera;
la mente affoga nel trascendere
la stanza spoglia
senza più
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Ti racconterei del Male
in cui sono coinvolto,
dei ricchi banchetti
e dei salotti
maleodoranti d'incenso.
Non ho intenzione di inginocchiarmi
per supplicarti, poiché l'alito
e gli occhi ancora sono ghiotti
del seme del
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Vorrei averti vicino,
lento e delicato brivido
sulla pelle, negli organi,
nel respiro dell'aria.
E come rapide volano
le mie lacrime,
raggiungendo vecchie,
amate immagini
scolpite nel profondo abisso
del cielo, dove sempre ti verrò
a
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Irrompe l'Oriente dalla finestra
come un lungo singhiozzo,
tra gli specchi offuscati,
le fiamme morte.
E dalla tomba, dove la fronte
deposta bacia la terra,
va percorrendo leggero tra anime perse,
verso un luogo distante,
il mio cuore.
Sulle
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Passiamo da un confine all'altro
degli occhi, cercando
aiuto nei nostri imperfetti corpi senza braccia.
In questa macabra e fredda danza,
vanno perdendosi chissà dove i sensi,
quasi sfiorassi la tua anima
come un lago di infinite
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Sono ancora valide le memorie
adesso mutate in lacrime deluse,
tu che fosti la mia lunga strada,
il mio domani
scomparso senza dire addio
al presente?
Già il comprensivo silenzio
m'affianca lungo il viaggio,
in dono un decoroso
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Spazi vuoti e abbandonati
danno sulla desolata landa innevata,
stesa su fredde tombe
dove camminano tristi i lupi;
eroi, criminali senza coscienza.
Amate belve, amici miei,
piango al vostro fianco
nel pallore lunare
che attraversa, come un
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L'alba è più breve del respiro
d'un uomo che, incantato dalla luna,
dorme.
La verde terra il suo letto.
Teso e cupo riposa,
diviene dimora di incubi
e pensieri, s'allungano
le ossa e i muscoli contratti.
Così,
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Come damigelle scherzose
sono i sogni, vanno nascondendosi
tra gli alberi, le verdi siepi alte.
Ancora infantili,
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A fior di pelle sento scorrere
il lento passo della tua mano
mestamente accompagnato dall'acre
profumo di foglie secche
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Conversando con le onde del mare
assisto a lenti flutti che sciolgono
sulla pelle umida propositi
avidi; silenti sfumano in seno
alla fatale esperienza dei sensi.
E sulla mano è assopito tuttora
il languido ritratto del tuo fatuo
bacio,
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Invia un messaggio privato a Diego Bevilacqua.
Riesco a sentire il tuo dolore,
lo vedo nelle lacrime dolci.
E non alzarti da quella roccia,
dimmi solo dove ti fa male.
Vidi in lontananza
una barca di cristallo
stendersi lungo il tramonto,
tu che venivi incontro
sfuggendo alle onde.
E
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Lente scorrono vibrazioni
sulla mia pelle, tra impassibili
e cicatrizzati ricordi ben più dolorosi
di qualsiasi fuoco o lama.
Resti ferma nella mente
come gesta d'eroi
E tra tutte le rocce,
i frammenti,
le insistenti polveri
del
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Cane senza osso
sotterra tutte le mancate speranze,
tutti i sogni giunti all'ultimo
esule respiro.
E c'è un uomo in mezzo la strada,
chino
come un bambino
sul caldo seno d'una mamma.
Se dovremo morire, soffrire
per chissà
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Vivremo ancora con la convinzione
che la notte divide i giorni?
Sarà tutto buio, isolato,
morto cimitero di corpi freddi
in perpetuo movimento,
folla che fluisce lungo le rive
del Tevere.
E tra un passo e l'altro,
la chiesa di Saint Mary
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Non ti capisco.
E alla sofferenza,
all'indifferenza,
non porgi il minimo sguardo.
Nemmeno ti preoccupi
d'osservare su un unto
pezzo di carta il tuo riflesso,
tanto aspramente
plasmato nella mia fucina.
La pioggia sa farsi aspettare.
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Sei tu, dama dagli occhi verdi, a turbare
i miei già poveri sogni?
Ti ho vista e parlato appena, ma col sorriso
creasti il vuoto profondo,
mare di nebbia dorato.
E dentro le viscere forte, come una lama,
penetra il desiderio
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Scorre tra l'orecchie della mente
terroso, lento,
inesorabile orologio senza lancette.
Corre libero sopra i nostri respiri.
Ed un dolce mormorio glorifica
il riposo lungo le sue rive,
quelle stesse rive
presso le quali Noi, stanchi
di
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Steso sull'erba
all'ombra d'un fiore,
avido bevo i sorrisi del cielo,
e contemplo ad occhi chiusi
un castello errante
tra le nuvole.
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Fissi a recitare le ultime preghiere,
gli amori, gli scontri ed i duelli,
impiccati tra fili rigidi
diveniamo cadaveri, schiavi
d'una terra fredda e nuda.
Eternamente persi
Illusi
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Tacciono i fiumi e le cicale negli orti
per incompresi demoni, assopiti i rumori
della notte; acqua strozzata,
gemiti di bordelli soffocati,
un bicchiere di rosso vuoto
allo stesso modo d'uno stagno
di lacrime.
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Adagiate sul ventre della terra
morta, su l'erba avvizzita,
su foglie autunnali, godono
gocce di rugiada
dell'arcano riso solare.
E alti rami ossuti
stanno a guardare
una partita di scacchi
tra gli incubi e i sogni,
ognuno aspettando la
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Poggiate le teste
sul cuscino in respiri
di lunghi abbracci,
destano la notte
facendo cadere ed impallidire
le stelle mentre cavalcano
i fulmini della notte.
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| Stanchi d'esistere per reagire,
ci abbandoniamo allo sguardo
del cielo plumbeo, alla corrente
del fiumiciattolo che cade
nelle fogne, e riposiamo
nella casa oscura cantando
una poesia con rime sbagliate.
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Immerso e dimentico della monodimensione
umana, traccia la pioggia fine
strade parallele, avvolgendo nel trionfo
del respiro vitale uno stuolo di foglie
morte, letto e lenzuolo di queste mie quattro ossa.
Sopra i nostri corpi
Su di me si ergono
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121 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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