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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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Gli ultimi 5 iscritti: Vladislav Prazko - ac autore - Valeria Viva - GiuseppeGiannotti - Marta Paolantonio |
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Francesco Pozzato
Le 115 poesie di Francesco Pozzato
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Scivolando alle soglie
della torba elofita
(cra cra tra la fanghiglia),
com’è
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Un tremolio; la tenda semichiusa
e rosa si apre
si chiude - si riapre,
cui sorrade Prévert.
Si sferra la corrida!
Ecco, tu sei
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Tra quadri d’impressione
un inferno di mitra
- e il vento sanguina
(silenzio)
Stridono le sirene
all’eco di un “Sì, certo.
A dopo. Ciao!” -
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Prego voi tutti d’ascoltare
quel che vi sto per raccontare.
Credo degno di vostra stima,
su quattro pié e col bacio in rima
dirò d'un borgo sì lontano
non d’America né australiano.
Cavalieri in giusto riposo
svestite
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tra piume e fastidioso starnazzio
mi ricordo del cieco cantimbanco
che pizzica le corde
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ah che prurito! e che formicolio!
perché mi strappi il silenzio da sotto
la testa? ridi dai, cretina,
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Sdrucciolò la speranza via di mano
come un krapfen da tavola,
mentre assapori già la crema e il velo
di zucchero le dita ti impiastriccia.
Quando, ti dico, l’allucinazione
di un numero contorse il senso fragile
al vivo balenio delle
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Qual che sia l'italo poter è regio.
Più non s'appellan cose al nome loro,
Ma di pregiato coloransi fregio,
Come fosse viltà gentil decoro.
Nòce l'assider quanto sacrilegio
Benché puliscan tergo in carta
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Penso d'aver vissuto singhiozzando,
Sospeso al filo fin l'ultimo schianto.
Son come l'alpinista che boccheggia
E si appoggia stremato a una corteccia.
Ecco, la vede – io non più – la meta.
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È tua la Verità, ma la nascondi.
Come un illusionista la riponi
Nel vano accartocciata a doppio fondo
Che si cela allo sguardo degli uomini.
E così ti diverti ad esser Dio.
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I.
E venne la bufera... e quindi il nulla...
Fu lampi e tuoni, rombi e fuochi... e tacque...
Scagliò il flagello... fe' ondeggiar la culla...
Si fece grigio il cielo... azzurro s'apre...
Furon torrente... or ruscelletto,
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Ed oggi cosa mai possiamo dirti?
È giunto forse il tempo degli orribili
Poeti, senza orecchi per udirti,
Senz'anima per esser veri scribi.
È giunto forse il tempo d'assassini,
Della parola vizza come un vecchio,
Stuprata da caduti
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Avvolge l'uomo vanità, con nubi
Pompose e barbaro in pensier lo face
Che un picciol lume in bassa conoscenza
Lo stima saggio.
Dal nero abisso de li errori, fulgida,
Lucente e viva s'erse la menzogna,
Il cui chiaror sedusse i nostri
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Uomo, ché indugi? Passato è il secolo
de' gran signori, ma presso il povero
altrove volgi il capo in schifo
e serri l'aure a l'afflitto grido.
Tanto ti cruccia la sua miseria?
Stràppati li occhi o la mano
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Rovina l'ora e pallido risuona
il guaito dei moderni, poco avvezzi
al sudor de la fronte e al pane amaro
che a l'alma giovan.
Rivolgono l'usato riso a palpiti
vizzi che fanno de l'umano fango,
dove germoglian solo pesche passe
e tosche
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Odio i cantor moderni: vedon l'ago
ne l'occhio altrui, ma non nel lor la trave;
calcan la man su vuote inezie e siedon
l'oziosa sedia.
In tempo d'agir, cantano l'amore
serrandosi in lor dolce rimembranza;
scordano brandir la penna- spada
e
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Festa delle Donne 2009 Autori Vari
Poesie per la Festa delle Donne.
Il lato femminile della poesia
Pagine: 50 - Anno: 2009
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Francesco Pozzato.
Patria di geni e artisti,
Italia madre mia,
figlia di Roma e d'elmo condottiero,
che in gelo ti contristi
lassù su l'Alpe pria
e poi nel sole ti rispecchi fiero
del Mezzogiorno intero,
odi le tube a festa
nel giorno di memoria
de la tua
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If there's a justice under the blue sky
God's treasured daughter at the rainbow's end,
there's also a reason, there's a point to die.
Don't be my words uprooted, like golden sand.
But life is strangled by every superstition.
It's ruled by
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Una domanda ben servita,
"Che sia il silenzio come un'influenza?"
"O una voce mai sentita?"
"O un testo privo di corrispondenza?"
E' forse l'uomo vittima
della sua donna e di suo padre?
Se preferisse allor
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Tanto vorrei quest'anno per Natale
avere in dono un sostanzioso assegno.
Lo so che il cuore tuo non è di legno
e lieto aiuta chi sommerge il male.
Tanto delle straniere pur ti cale
da trascurare il più importante impegno.
Quanto di
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Tutt'uno con la mente già fuggita,
io vago solo per la nuova strada.
Sentir non devo ciò che più v'aggrada.
Ebbene scelgo cosa sia la vita!
Viver non è fatica per un fiacco.
Adesso sono il mio migliore amico.
Non mi
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Un uomo quando mente sfregia il tenero
concerto del suo vivere.
La vita resa vuota, tanto simile
la morte smunta e pallida.
Quell'uomo ucciderebbe per un valico
pur senza alcuno stimolo.
Non posso più patire né
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Sospiri vuoto in una corte apatica
dall'aria già ingannevole.
Giustizia è fatta. Sì, ma dove? Ditemi!
Potere dei burocrati.
Imporsi è tutto e conta solo vincere:
denaro giusto pendolo.
Lo trovo tanto vero, tanto
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Posasti il capo proprio qui, o Mirmidone,
trafitto ahimè da Paride:
brandisti la tua spada per difendere
l'onore d'un bel principe,
ignaro che saresti stato giovane
per sempre presso il tumulo.
Dilani l'ossa e il corpo pazzo
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Se accedi, ma non trovi alcuna tua opera
sul lato destro cremisi
non vali più di quanto vuoi far credere,
Francesco mio carissimo.
O un testo colloquiale e molto insipido
t'ha già fregato il merito.
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Non t'abbassare al grado degli stupidi
perché saresti sterile.
Ricorda: della loro ottusa logica
non hai la stessa pratica.
Ti dicono arrogante? Beh, tu replica:
"Borioso eppure nobile"
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A chi mi chiede: "Antica o nuova lirica?"
"Moderna!" presto replico.
Sublime regno del pensiero ermetico,
dei moti più reconditi,
dell'io non oltre cinto in versi e vincoli,
ma fior di sogno libero.
Francesco caro,
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Qual tirannia è il giudizio altrui, Lepido,
e spesso ti rammarica.
Impara a criticare te medesimo
se gli altri più non tacciono.
"Capace in molte cose, in zero valido"
Non guasta fingersi umile.
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Su un solo piede scrivi versi celeri
dal suono alquanto torbido.
Non soffri la fatica dello scrivere,
lo scrivere piacevole.
Mi piace il verso quando sa di musica
e l'animo fortifica.
Non so che farne della massa sterile,
zavorra tanto
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Se vuoi esser poeta, la tua rettitudine
s'addice poco: fidati.
Per esser più di loro, rischia e critica.
Si sa: fa figo il carcere.
Ormai la mia decenza muore gelida
e temo già l'apatico.
Com'è noioso tra lo sciame
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115 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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