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Antonia Depalma
Le 19 poesie di Antonia Depalma
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| Baciò la luna l’argenteo elmo
e tu, oh Valoroso,
come Tristano al palazzo di Artù,
al chiarore di Máni
irrompesti in un cuore affranto.
S’ alzó soave un canto
che col giungere di Sól svanì.
Nella selva ella attese
d’udire i suoi ferrosi
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Di un grande amore si raccontò
che a Camelot si consumò:
Rapito fu il cuore di Lancelot
alla corte del valoroso Artù.
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Risvegliò il menestrello di Heorot l’ira di Grendel
condannando gli eroi della corte danese alla pena mortale
La spada del re Hrotgar invano lo sfidò:
il malvagio troll nella caverna si rifugiò.
Spirò tra le braccia della megera genitrice
che
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Intrappolata fu la fanciulla del crepuscolo
nel sortilegio di un antico grimorio
In sposa si propose al gentil
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Leggiadra egli la vide danzare,
come un usignolo alla Luna cantare.
Tinúvel la chiamò,
e perdutamente l’amò.
D’un uomo e di un elfo l’arduo destino
la magica gemma di Fëanor non separò.
Della principessa di Sindar e del suo mortale,
nella
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Custodito viene il cuore di un re
tra le mani di Anu e Dagda:
eterno sigillo di un amore
che in terra di Ériu nacque
ed
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Danzante nastro del cielo,
di Sól il raggio scintillante
riflette sullo scudo di wælcyrge,
attendo d’udir il tuo suono
che al
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Lungo
par il buio pomeriggio
d’un novembre sul finir.
Fiocca il cielo,
imbianca le case.
Nelle deserte strade,
le
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Come d'un vento impetuoso, l'eco nei vichi
ha spazzato via i sogni tranquilli dei bambini
adagiati sicuri sui loro
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Afrodite del mare,
dell'argentea Selene rifletti il candor.
Nel profondo ocean
la rara bellezza specchia.
Ingenua
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Sedeva solitaria la dama
alla terrazza di Rue Scribe.
Ammirava all'argentea luna
le fanciulle in mussolina sfilar.
Passavan veloci i carri,
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| Minerva,
sul terreno giudizio vegli.
i tuoi bendati occhi
si fann garanti d’equità.
Nata da Giove già guerriera,
ai
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Soave è l'umido profumo
che di rugiada odora
quando dell'allodola
il canto s'aggrava.
I fiori, ancor boccioli
stanno timidi
sul vellutato prato.
Dolcemente si schiude
la selvatica rosa
che alla prima luna
del gentil cuore
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| Suonan all'aurora
del borgo le antiche campane
siede il poeta allo scrittoio, vicino al davanzale.
Fioriscono le primule
canta il pettirosso sul sorgere del giorno
annuncia la primavera, il suo ritorno.
Gioisce il cuore
ammira la sua musa lo
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| Scende la sera,
la pace vien ad abitar le mura
Alla soffusa luce della candela,
dell'oca, la bianca piuma
stringe tra le sue dita.
Racconta la nostalgia,
la gioia, i ricordi e l'amore.
Lunga è la notte dello scrittore
che vive due
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D’acciaio è il cielo,
d’un settembre che è sul finir.
Si sollevano inquiete le foglie
nelle silenti
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Ricordo,
dolce nella sera animi la mente
quando nel silenzio di settembre
pare di udire
Il malinconico cigolio
di un
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Tortuosa è quella stradella del borgo
che alla sera percorro
quando sette volte suonan le campane del Duomo
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| Oh paesello natìo
tu che parevi la tela del pennello più lustre
quando all'arrossir del cielo
i lampioni
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