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Merlino
Le 123 poesie di Merlino
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Un bacio vale la maledizione di un addio
se all'alba rivedrò il suo volto
e vorrò rivivere mille albe per il sapore delle sue labbra
e in ogni maledizione sognerò di rivederlo
rimanendo ancora appeso alle sue
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Il nostro amore, l’amore di chi vive dentro mura d’assenza
quello che svuota i crimini della loro stessa essenza
quell’amore che grida nel silenzio delle carceri
quello che fa silenzio tra le braccia d’una madre
questo amore, il nostro amore, è
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La vita sa come farti dimenticare
desideri e speranze che han nutrito i tuoi giorni
ma che hanno intriso la tua mente come fardello.
E gli uomini, che difesero il loro arbitrio, perirono
per avere scalato le montagne che sputano sentenze
dai loro
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Ti aspetterò immobile,
lì dove le stelle si sono spente;
dentro quel fiume di dolore
che soffoca gli occhi vitrei,
mi spoglierò di quel dolce cappotto
e delle vesti del santo patrono
che accoglie le suppliche sterili.
-Di
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La mente battaglia con i ricordi
di baci che mi resero fragile.
Aprii le cateratte d’un fiume di pace
che divorò i demoni che attanagliavano
il respiro d’una lepre per tanto tempo ferma.
E mi cullai beatamente tra le tue braccia
e mi
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Darà fastidio il nostro amore tra il vento,
agli occhi secchi di amanti schedati
negli elenchi della purezza,
dove i figli saranno più amati
nelle liti che uccidono persino la rabbia.
Al sicuro dall’errore vorranno bestemmiare
l’orrore
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Il cielo che colsi
dalla rabbia nei tuoi occhi
troneggiò sulla mia ira
che spargeva il fuoco sulla neve.
Nulla potette il timo, e la verbena
salì per la gola inutilmente,
lasciando l’irruenza nelle viscere.
La preghiera arrivò
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Guardando gli occhi d’un amore primo,
mi vergogno per l’uomo corrotto dai desideri
che dei bimbi dimentica lo sguardo;
leggo la loro giustizia in quel mare di silenzi
che condanna, amandoti senza lacrime.
Prendono l’ardire da quella grotta,
dove
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In un attimo di eternità, vidi il tuo amore
che mi sollevava dalle disgrazie.
In un attimo di eternità ti amai,
senza conoscere i tuoi meriti,
come il bacio di una madre
che nell’aurora dipinge il sole più bello.
La tua grazia
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L’anima che in silenzio s’apre d’amore
canta il tuo volto e mi riempie di sole
volando tra i venti che dal cielo mi lavano
e le mie lacrime di luce rivestono
-perle di dolore brillano sul mio corpo-
Ladro di gioielli feristi il mio petto
che
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Assetato del tuo sudore,
inabissato nel materasso
m’inebrio nel ricordo di te,
del tuo sapore sulle labbra avide,
del tuo colore negli occhi spenti
e in tua assenza indugio.
Averti tra le mani dentro un sogno,
madido mentre il sole risorge.
Livida
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Non ci sarà più scampo per gli avvoltoi,
il miele dentro i favi si è esaurito
e le api furibonde sono lì pronte.
Spiccheranno il volo in sciame
e ricadranno addosso agli orsi
che ladri rubarono dal letargo.
-i preti sono
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E camminai, camminai silente
da oriente ad occidente
per valli e per i freddi passi del nord,
e ti cercai per ogni volto in ogni posto.
Mangiai stille d’amore e a mazzi il livore,
e lottai con gli amplessi mancati
in incontri casuali dietro rovi e
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Le tristi note mute del passato
hanno suonato silenti il requiem
d’amori persi nei ricordi,
ora che dalla notte dei tempi
la bellezza degli angeli si posa
sul volto del mio Cielo che riconosco.
Per te vincerò le pene e il dolore
d’ogni ora,
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Una lacrima copiosa sconfigge ogni dolore.
Solo per un attimo,
che si conserva nella nebbia di desideri folli
che illuminano le illusioni d’un futuro
tra certe nuvole di seta.
La beatitudine sgonfia lo spasmo
che dura un secondo d’infinito
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Fu come se un impercettibile cupo dolore
offuscasse la beatitudine di quei momenti,
ebbi l’insana pretesa di guardare il futuro,
per un attimo, solo uno, percepii il disastro.
Ricoprii quell’intuizione coi tuoi spasmi,
l’amore nel tuo sguardo, nei
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Indirizzo personale di Merlino: merlino.scrivere.info
Tutto si appresta al dì di festa
per quel giorno che non verrà
in quella casa ch’è senza tetto,
nella speranza ch’è stata uccisa.
Tra le lamiere di una metropoli
o in quelle spente vie d’Africa nera
in mezzo a
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Mi arroventai dentro per dipanarti,
spiegai io fiero le mie vele al vento
solcai quel mare d'olio che mi sospese
in quel tuo mondo grigio che ti aliena.
Ho carezzato la belva che mi ha ferito,
dato fianco al ferro che mi ha colpito,
mangiato il
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Io mi portai a sedermi, tra le mentite spoglie
del vile che tradisce, che poi si muove a doglie;
un sordo che a vedersi nei seggi malandrini
rimuove ancor la sorte e beve e prende botte.
Sui prati della morte lo scontro si fa or forte
per chi da
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Come neve che rinnova i colori
t’adagiasti sul calore della mia pelle,
-trattenere la novità che luccica-
Le porte della segreta s’aprirono caute
al vento d’una quinta stagione accesa,
le mura della città si tinsero d’indaco.
E
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Ho rotto le parole in pezzi
spezzato il polso disegnandoti
rubai le stelle dal tuo infinito
La carta dei sinedri mi fu letale
la carne rosso sangue capitolò
il bavero dei pazzi il mio soldo
Sorrido nelle piazze alla luce
mi lecco le
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Quelle notti dove la solitudine ti è nemica
quelle notti di lezioni dell’io che ti rompe
quelle notti, le notti e le mascelle di panico
serrate nelle stanze di vuoti silenzi e grida.
E nel respiro, l’ansimare di una roccia dentro
quella che
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Un' elegante copertina di finta pelle,
la vistosa fibbia di metallo color oro,
pagine ingiallite dal tempo, profumo
di stantio e l’inchiostro blu sbiadito.
-ritrovai il mio compagno in una cassa-
-Il mio libro-, erano per me quelle
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Come Demostene tuono contro il torpore
delle città che catatoniche subiscono
l’invasione d’un cerbero famelico.
Svegliatevi dall’oscurità dei tempi
che liberano la bestia immonda
che da d’oltralpe s’allea coi Corallo.
Il vecchio mondo
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Mi risvegliai da un sogno
nel mondo dove il ricordo
è il presente e lascia ombra.
Il mondo dove non si grida,
dove la polis è nostra cosa
e non dei vili di cosa nostra.
Vidi degli uomini raggianti,
al servizio dell’agape
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La melodia d’un pettirosso tra le mani,
pesante quella forza da trattenere,
senza occhi ascoltare le nenie di Camaldoli,
quelle croci e le vesti bianche a te sconosciute.
Nelle mie vene l’acqua che si tramuta -sbornia-
e l’infinito che torna a
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Nel tuo cuore,
nella tua anima,
nei tuoi occhi,
nelle tue mani,
posai l'anima di un folle.
Possente per tua fattura,
embrione per mia natura,
lucente per la tua
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Improbabile destino la felicità,
sterminare assoli d’ebbra convinzione,
illuminare la steppa con steli di rovo
flebili, che ardono in un batter d’ali.
Convincersi che tutto è nel passato,
convincere che il gelido s’è
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La tua mano sia la casa di quei bimbi
e gli angeli le tue carezze
sulle loro guance bagnate dalla paura.
Ascolto il canto della notte, dei Navaho, che
mi trasporta su monti che conobbi, la tristezza!
-l’inferno sembra prendere possesso, la rabbia!
E
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Potessi tu trovarmi lì dove mi nascondo...
Vorrei buttar per aria ogni disquisizione,
ogni pensamento e tutte le paure.
Vorrei fare capolino da dietro il fronte,
un attimo, dare il petto per un dardo,
mostrare il tremore e
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123 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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