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giovanni bianchi
Le 203 poesie di giovanni bianchi
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L‘ansia dimenticata della notte
s’ appiana sopra i tetti e le foschie,
icone meste, gravide di vita,
di niente si riempiono e d’amore,
ignare ambasciatrici di un dolore
o di una gioia nata e mai finita
frutti di convenzioni o di pazzie,
oppure
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Auguri sentiti e diversi
da me con cui vivi una storia
d’ incontri e momenti speciali
d’amore voluto e rubato
ma dolce tenuto e sfrenato
richiesto in momenti casuali
donato bruciando la scoria
di giorni gettati e dispersi
Auguri di cuore
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Utile mediazione della notte,
alibi pretenzioso con lo sconto,
in un tugurio di miti posticci
e accatastati per ordine dato,
in un lasso di tempo meditato,
per evitare fastidi ed impicci,
nell’ inutile impresa d’essere pronto,
quando il resto del
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Ma tu chi sei, ma tu chi sei, chi sei?
Che vieni a tormentarmi nella notte
e t’intrometti, tu, nei sogni miei
e, se
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Viene Settembre e muzzica il Cioccone
che nelle fresche frasche mirungana
fracca, bagutta (come una puttana)
anche se
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Stella stellina che brilli lassù,
fammi partecipe del tuo mistero,
stella cadente puoi dirmelo tu,
come distinguere il falso dal vero.
Cadi stellina, rapisci gli sguardi,
facci contenti e saremo più buoni,
cadi, da brava, ma non fare
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E troppo lunga e buia questa strada
che mi conduce sempre più lontano,
verso sentieri arditi e non battuti,
che prima
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Caldeggia il caldo greve e caldeggioso
in un mischiume futido e pudente,
sen va pe’ cazzi suoi pure la mente,
trollando allegramente come un coso,
che sbrocca, ma rimane dignitoso.
Il tanfo stroppia inconsapevolmente,
con l’afa affranta a far
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L’imberbe divenire del mattino
s’appalesò pudìco e in un istante
dal niente si dischiuse una certezza,
(la prima fase acerba del mistero
che ci accompagna da una vita, invero),
e ritornò la consapevolezza
legata ad un momento affascinante
che si
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Addio montagne verdi, ma non tanto
che mi guardate torve e un poco rame,
io deggio andare là dove l’ascanto
mi sbuggerà la turpa ed avrò fame
di voi e delle cose, che frattanto,
avrò lasciate morze e zappatame.
Che dire delle fratte e del
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Cielo distratto, inutile serata,
il cane sembra zoppo ma cammina,
la piazza è vuota, tutta una spianata
ai lati qualche inutile panchina,
caffè, brioche e in mezzo un po’ di crema,
caffè, brioscina, che diventa rito,
per un progetto logoro e
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Cinque alle venti ed è sabato sera,
il campo con la rete in mezzo è vuoto,
LA STAMPA appena letta, l’atmosfera
mi porta a quella stessa in cui, immoto,
con gli occhi fissi, seguo quella sfera
gialla, che vola lesta con suo
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La nostalgia del cielo blu cobalto
si dissolse con l‘ultima impressione
di tenue levità sopra le cose,
che un refolo imperfetto ed inatteso,
non so da quale Olimpo giù disceso,
contribuì a diffondere, e alle spose,
colpite da improvvisa
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Non più le O N G nei nostri porti
a fomentare una päura strana,
ché gli immigrati sono meglio morti,
oppure zitti e in bocca una banana.
Se sono vivi o no, che vuoi che importi,
meglio vederli appesi ad una liana,
meglio restare vigili ed
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Davanti a me si erge con l’incanto
dello splendore e della sua bellezza,
della maestosità non si fa vanto,
si sente forte e chiara la certezza
che tronco e fronde formano l’ impianto
di essere che porta in sè purezza
e se lo sai ascoltare senti il
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Il sole soleggiava, come d’uso,
e la giornata si faceva molla,
avrei mangiato un po’ di pasta frolla,
bevuto tanto da
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IL PITTORE
Se io fossi un pittore
dipingerei il tuo viso
e il corpo tuo perfetto
con un pennello d’oro.
Stai ferma
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Grandi frecce di legno sono gli alberi
direttamente tesi verso il cielo
a trasportare i battiti del cuore
le ansie le emozioni e i desideri
lassù dove il miracolo
è promesso
e solo raramente anche concesso.
Grandi lapidi di legno sono gli
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L’appeso è lì e scende giù dall’ alto
la testa in basso, legate ha le mani,
la punizione è chiara, in gran risalto,
non
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Amami, come se fosse facile
fuggire il mio dolore inconsapevole,
trovarmi, nel mio labirinto, vigile,
dico
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T’amo e te lo voglio dir
e tu puoi anche capir
che’l mio cuor s’avvampa ognor
se risente quell’odor
della pelle e del profum
che hai comprato, io presum,
con i soldi del lavor
tuo, che svolgi con decor,
ch’ io non sono proprio fess,
mai lo fui e
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Torna a casa all’improvviso,
il marito trepidante,
ma la moglie è con l’amante
e al fattaccio fa buon viso.
Ma mi chiedo- Come mai
con l’amore che t’ ho dato
questo scherzo tu mi fai?
Ti ho da sempre regalato
caramelle e cioccolato,
mai ho
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Giunto alla verità dei tanti giochi,
irti di trabocchetti, (è solo vita),
annuso l’aria a raccattare i pochi
nudi momenti di una storia antica,
nata e vissuta dentro a un labirinto,
in mezzo al quale, una stradina amica,
ben m’insegnava, e già
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Permettimi di amarti anche stasera,
ché l’aria fine stuzzica le voglie,
ancora superiamo quelle soglie,
donandoci qualcosa che non c’era.
Con pioggia tempo bello o la bufera,
che sia con la compagna o con la moglie,
se quel momento subito ci
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Dove sei?
Cosa fai?
Con chi sei?
Dove vai?
Ma chi sei?
Come mai?
Per chi sei?
Ce la fai?
Non mi vuoi?
Ma
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Nel mare azzurro, che s’è fatto nero,
naviga la barchetta piccolina,
vorrebbe farlo con diletto vero,
ma è stanca ed ha pura, poverina,
che il cielo scarichi su lei la pioggia
e il navigare assuma un’ altra foggia.
Meglio sarà un ritorno
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E provo a cimentarmi con la glosa,
che gira come trottola impazzita,
vorrei comporne una dignitosa,
ma non mi esce nulla dalle dita.
Provando questo verso già m’accorgo
che la faccenda è un po’ difficoltosa,
ma dai grigiori delle nebbie sorgo
e
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Rivedo, con amore, la morzana,
che mamma mi faceva col ciletto,
la cucinava sbrotta e un po‘ lugata,
una primizia, che con gran diletto,
mi frucinava, come donna amata
che tiscia tiscia e poi ti porta a letto,
su un piatto di colandre
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Da poco è ritornata quella stronza,
venuta qui per prendermi l’amato,
sto male e forse mi farò una sbronza
dimenticare voglio quel che è stato.
Oppur sarò feroce come un lupo
e butterò la stronza da un dirupo,
farò la pace quindi col moroso,
me
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Tornò Novembre e i Toni suoi di Messi
(già di Ronaldo proprietà sembravano)
ed io, con i miei nessi e con connessi,
truce gironzolavo come fava,
e il freddolino vi rendeva fessi,
non me, che listo lesto tosto, bava
gustosa poi spandevo nei
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203 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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