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Martino Riccardi
Le 16 poesie di Martino Riccardi
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Inculcarono epicurei e poeti nel capo
quell'infame fine, ancora così straniato:
il piacere inesteso e duraturo,
abietto dal dolore,
l'infinito muro.
Ma io ammiro il famoso perossido.
Son forse pazzo se lo anelo?
Prima la
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Senza una casa è la mia poesia:
e come potrebbe concepirla?
Scegliendo la folle voce,
seguirebbe altro progetto:
"Sdegnate le fondamenta!
Il principio diverrà il tetto!"
In quest'ordine a tutti scorretto,
il seguito
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Fissano consueti il quipu
quei devoti esseri creduli
con la larga bocca spalancata
nell'avviluppo dell'amo affusolato
Mentre laidi li trainano,
irrigidendo il filo,
si predispongono in coro
al loro triste finale,
recidendo il
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| Diceva Hegel che ormai era scorto
il capo di spago a noi di fronte
via via additato e più contorto:
forse il lieto fine negli occhi,
il vero della vita il conforto.
Ma la Ragione annaspa
su una strada rammendata,
sfiancata e percorsa
da
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| Sbranato da denti di ghiaccio,
riesci a vedere, ora
le mie tanto sdegnate interiora?
Dolce usignolo dal bel cinguettìo:
a molti non piace cibarsene.
Ma se il frangente di sguardo,
alla terra, volgi solo una volta,
conoscerai l'esperienza,
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| Il medico è il mestiere più crudele
che genera terra morta
da serenelle ormai insecchite.
Racchiude in vaporosi cassetti
le sofferenze dei dolori umani.
Lo vedi recider la carne
del sanguinoso malato d'appendice
e intanto in
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| Seduto sull'erba di un ameno loco,
si accinge il poeta a respirare il mondo
pronto e deciso a spargere
i suoi versi, che splendano come il croco.
Quand'ecco in seducente danza
svolazza, giocondo, il dittero
che il cocente sole tardivo
ha
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| Ogni parola è l'acqua:
goccia a goccia in sequenza perfetta
si alterna in linfa vitale
e, senza dosaggio modico,
in veleno brutale.
Nell'essere informe fluido, rinfresca
le ombre che scorron su e giù per la terra.
Dissetati dal
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| Essere fuori dal tempo:
quando un vero insegnamento,
che rimbalza nel petto,
lega polsi e caviglie,
gettandoti sulla via dell'inetto.
Interdetta la tua era:
quando manca, estromessa,
quell'anelata madre di Finzia
chiamata promessa.
Ignorato
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Martino Riccardi.
| Goditi gli ultimi giorni, fragile estate.
Placato il tuo inconsueto pianto,
mostra per incanto
un ultimo sorriso di raggi.
Spesso lo studio, gli esami
e le tarde levate dal faticoso letto,
mi privarono dal petto
quel blando amore per i tuoi
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| Perché vivi anche adesso, dogma?
Chi vuoi incastrare ancora?
Ministro rimani di un demone potente?
Guidasti gli occhi dei popoli
a una forma sola di nuvola.
Ti incarnasti in pensiero positivo,
ingabbiando, con fare coattivo,
ogni vitale
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| Odio gli ettari del mondo,
schiacciati, oppressi,
centimetri premuti
compressi.
Pesante è questa fatica:
infiltrarsi
Amo i pochi metri della camera,
sconfinati, liberi
anni luce onirici
serbatoi.
Tenera è questa
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| All'accendersi delle finestre,
la città si svegliò, piena di vita.
V'era per strada un uomo,
un semplice individuo.
Si illudeva di sorreggere il cielo
e della terra di sopportarne il peso.
Accadde...
Né il sordo
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| Nel mezzo di un facile passeggio
sbiadito dal sol del meriggio,
sto fisso
su un tratto di rena.
Mi volto
per discernere le tracce passate
alcune cancellate, altre calpestate,
ma molte vivide e pulsanti
per designar la mia esistenza.
Sotto
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| Addio per primo al Neorealismo;
terrò a mente:
non si ha più nulla
che valga memoria.
Commiato a Maxwell e all'integrale
che mi preclusero
la fisica poetica e irrazionale.
Al tuo "absurd", Beckett, dico goodbye
son
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| Slacciata la sella del cavallo in corsa,
la terra ruzzola sul mio corpo.
M'alzo
e l'orma calpesta
il piede.
Come cammino, ora che piango,
gettato fuori con forza
dal sicuro grembo dei ricordi?
Un cerchio si stringe, accelera, si scaglia
in
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