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Gin Kaze
Le 13 poesie di Gin Kaze
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Nella confusione il mio stare, non esserci.
Allo stesso tempo io non ci sto,
perché le cose mi fanno male
e non resisto al dolore
che provo ogni giorno per me.
Vorrei un prato
pieno di fiori colorati,
il vento che li muove tutti assieme.
Mi
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I pomeriggi silenziosi
erano folti di pioggia
quando il cedro del libano
ondeggiava a sud;
nulla oltre che l'aria
scorreva tra i papaveri
che d'un rosso granata
coloravano un prato morto,
come il tempo;
in mezzo ai mattoni,
tiepidi di sole
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Numismatici scartano monete di cioccolata
nel giardino di orchidee
mentre le campane suonano
inni dorati, come gli argenti
che soffocano i rizomi delle gramigne;
Fra confusione e automatismo
passa solinga un'anima esclusa
con le fiorite dee che
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Cado
e infinite altre volte
cadrò,
così come caddi
ai tempi in cui
temevo la vita.
Conforto non ho
da parole amiche
ma da sguardi estranei.
Eppure cado,
in quegli occhi
che di vita lontana
parlano a me
che sono qui
a temer la
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E' vera,
esta vita in cui si spera
e si piange?
Nulla mi tange
se non il Dio
che di me, negli altri
ride.
Parlami mio
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Amor tu dimmi
se quel fiore sboccerà,
però non mentire.
Annuisci, amore,
anche se il falso dico
quando son malato.
E accompagnami,
oh mio trespolo,
a sceglier se morire oggi
oppure un altro giorno.
Se torneremo,
dovrai
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Di luce e di ombre
questa vita si nutre,
mentre Lui passa
di notte, come la Luna.
Mi chiedo se prima io
mai
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La notte avea lasciato
sbavature di cobalto
sulla tela color perla,
figurante di nascosto
i giorni della merla
e una dama senza veli
che danzava sui pontili
di quel lago congelato.
La notte avea lasciato
un'ombra sul sorriso,
le stelle
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Gin Kaze.
Se cado Tu non mi raccogliere
che Io son pigna senza pinoli,
la resina fra le mie foglie dure
rovinerebbe le tue mani.
Non voglio che tu mi prenda,
’che ne ‘tuoi occhi ambra
vedo un futuro a me lontano,
lungi dai cedri e pini
tu appartieni al
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Perdute nel limbo
di scoscesi labirinti,
le memorie serpeggiano
oziose e ridenti,
graffiano, i lascivi bordi,
con spine roventi,
stridenti i passi,
nel vuoto riecheggiano.
Incalzano i tempi
che tosto s' intrecciano,
son essere
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Da lontano
osservo
il tuo corpo
nudo, algido,
di primaveril tramonto.
Si scansa
il mio cuore
incatenato,
verso te,
Io ignorato.
Il gelo
che il vuoto
mi reca,
placato
dalla tua penombra,
che riaccende
il debole
fuoco fatuo
del mio
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Ho visto il tuo corpo
Prendere forma
Con la Luce,
Ho visto un ricordo
Prendere
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Accompagnerei la tua unta anima
attraverso sentieri a me noti,
ti farei sentire il forte odore
della linfa,
che si impregna nella tua pelle,
che dolcemente urta le siepi.
Per l’energia che ci espira
secondo le venature cristalline,
stringendo la
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