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Massimiliano Moresco
Le 452 poesie di Massimiliano Moresco
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Fummo silenzi ostili
e tu su me,
ombra avvinghiata,
armatura sventrata
per poco avvolgesti i miei canti.
Fosti un corno che fiutava l'aria
ed ogni fiato seminava furia
dov'io mangiai di sbieco
la valvola della tua anima svuotata.
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Quando parli col pensiero in grembo
e la tua voce si diffonde profonda
come la pianta che radice affonda,
il tuo timbro è poesia.
Quando il tuo sorriso di mezzaluna
lampeggia sorridendo nei cieli neri
illuminando quegli oscuri pensieri,
la
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Egli gridò,
gridò il suo sdegno
al cielo
per un mondo
ridotto a stagno
con rane saltellanti
dal suo sé
così distanti.
Però sorrise
al confine dei monti
che celava
i suoi racconti
le sue
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Cosa sarà del lungo silenzio
quando sarà violato dalle parole
quando saremo in un campo di viole
a morire soli come Soli tra le stelle.
Cosa sarà del furore delle vette
quando il rumore diventerà fragore
quando saremo
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E' una dolce preghiera
l'accovacciarsi di un figlio
nel grembo di madre.
E' un dolce sognare
sentir quei palpiti
fin dai primi vagiti
di sospiri e aliti.
E' una speranza d'immenso
quel dolce cantare
quel suono che sale
e nel quale
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Occorre essere un po incoscienti
per essere almeno ridenti
per spiccare il volo con ali di cigno
per smembrare quel viso
col tempo, divenuto arcigno,
per essere ruscello che solca praterie,
diventare quella prateria che si liscia
con il dolce palmo
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| Genova la tua bocca
è uno specchio grigio
che inghiotte, in gola vorace
ogni sussulto di marea.
La vedi dal mare, distesa
sperse case accatastate come legna
una sopra l'altra, sparse.
Genova difesa da densi muri
noncurante, senza
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| Quanta amarezza trascino tra le stanche braccia
quanto tormento assegno al mio cuore
acciottolo pensieri nel sentiero dell'anima
per favorire i suoi rotondi ghirigori.
Sono una spugna che assorbe dolore
traggo dall'esistenza stille di sudata
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Voglio strisciare
per annichilire il mio orgoglio
sfrontato, teso, avvolgente.
Rido in faccia al mio avversario
nel becero duello apparentemente vario
nell'umiliazione, sconfitto oltre il pudore,
leggo sulla sue ciglia a mezzaluna
stordente
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Ti dedico la mia voce
il mio sangue
la mia vena
prendila
sfilala
usala
come fosse
il laccio
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Vado a corrente alternata
invidio, però, la tua altitudine
su quelle dimore costruite
in palafitte altissime
in cui nascondi le pupille.
Anch’io voglio splendere
ma metto molti fogliami
tra me
e il ronzio
delle alette sbattute
senza vergogna
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C’è un ingoio
nelle nostre mani
una voglia così assoluta di deglutirci.
Ci sono due venti
che a minuti si divulgano in noi
e ci spiegano
come arrivare alla voce del fuoco.
Dapprima siamo nazioni
con le frontiere, le dogane, la polizia:
"Altolà!
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Sei ocra quando ti desti
ancillare a ogni mio sfizio
quando umetti le dita
per sfogliarti meglio
e mi guardi così, sapida
in attesa ch'io m'esterni
mentre ti tocchi appena:
la tua pelle smeriglia al tocco
e tu, batterica, m'infetti
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E' come se tutto un pianeta
mi cadesse addosso
e stessi in equilibrio
alternando i
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Non faccio mai l’intero: una foglia si stacca
e poi fischio, con due dita, su ogni vena
e cado, m’adagio, sulla schiena.
Mi aggrappo a ogni corrente, d’oriente
divento cieco, un imbuto, poi muto
e non parlo, un liuto, chinato,
come ramo mi piego
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Sarò allume e fosfato e malessere
la sera, al camino, brucerò,
mi scioglierò, stringendo un sasso
che schiaccia in bocca. Questo sarò.
E un albume, proteico, protozoico
protoligure, sull’erto dei monti,
sarò sempre
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Invia un messaggio privato a Massimiliano Moresco.
Assoldai la porpora per rendermi d’assalto
e come un lichene
mi nutrii con ganasce prive di cimento
posai, infine, la coscienza sopra una
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Non ci posso credere
ore spese a cavare dalla terra
nugoli di versi, le vele
cigolanti su fino alla cima, all'abisso
imbandire tutta la rovina d'un verbo
Pieno, così pieno, il caveau del cuore
oscillante come un nervo fino a
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E’ come se due mani
mi aprissero il petto
due pezzi di carta, rumore
lo strappo
richiede il suo opposto
adesso;
lo stesso
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Sarà un comignolo
il nostro delirio
vestito d'impazienza
c'è qualcosa che porta ad isolarci
che Mario e Carlo e Marco
sapranno saltare
un po' più in basso,
forse, con più destrezza
anche loro, come
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Un giorno
il pugno di fumo danzerà
sui libri tumulati a festa
potremo finalmente dire qualcosa
di molto stupido e assordante
bruciando l’intellighenzia
poi
leccheremo ciò che stride,
per insegnargli ad essere lancia,
per fornirgli
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Bisognerebbe essere dighe
arrugginite tra le fughe
senza il timore dell’umidità
che si posa sugli occhi
non appena guardiamo la notte
con pelle stesa sui bordi
della steppa
versare il tempo tutto
dietro le pupille
in un soffio
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La mia pianta
sorride e si sfronda,
rotonda
si blinda in se stessa
non appena è depressa.
La mia pianta ha grandi mammelle,
gemme di girasole, bauli di bile,
sapori di giallo, mentre parla
io grillo saltello.
E se giro
lei gira e
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Proseguì ad emaciare
il leggio con rabbia
di casa in casa,
di sabbia in sabbia,
per scorrere su sentieri affusolati
esprimendo stati
generali di sgomento
poi si appese
agli spigoli degli astri
per salivare
su una ferita di
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Qua comandano i cavalli
che guardano e ti squadrano,
comandano i conigli
che passano e sorpassano,
comanda l’occhio
che assolve e risorge
qua ogni cosa è lontana,
indefinita, primordiale, animale.
Qua un odore di foresta,
di crosta
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Senti
questa mano che ti sfiora
questa mano che ti cerca
fugge
e sopraggiunge
questa mano timida
e sospesa
sulla guaina corrosa dall'ubbidienza
senti
il rumoreggiare
delle mie vibrazioni
quando ti apro e chiudo
e passo
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E’ un saio di briciole
questa zavorra di feritoie
in difesa degli spazi.
E’ un paltò di fieno bagnato,
di fiamme frivole,
di feti obsoleti potati alla bisogna
-che spinga la ronca
la ronda sugli arti
per sfregiare colonie di nervi-
Non
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Prova
la tua solita mano
su questo piano alluvionale
gli occhi miei
rive in cui pascolare il cuore
e il rostro che
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Famoso per aver dato prova di sé
l'uomo, con tre giorni di gelo
ad avvolgere richiami cedui,
potrebbe diventare
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Acclamo la piccolezza
mia, miagolando l’oblio
perché rido di rado,
perché frano
sul piano delle certezze
rido, su aculei di ristagno
ad evocare gravidanze
da questo suolo, da questa brezza
di guerra e di chiasso
per la sfioritura di
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452 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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