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Giuseppe Fulco
Le 71 poesie di Giuseppe Fulco
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A te questi versi il cui suono conduce,
amico mio, il mio pianto in fondo al cuore;
laddove non v’ è ombra e non v’ è luce,
dove l’amor riposa e il dolor non muore.
Va’ anima cara e non curarti dei cipressi,
dei campi innevati; e su di noi che
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Sotto il ciel che muta in aurora,
trattenete tra le mani il sangue
del mio bacio che s’ addolora.
Voi, che in vostra grazia nulla langue!
Accogliete questo cuore in fuga
che in pena non trema e non teme
del dolor la lama chiara e bruta
e di tutto
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| Cosa mi proponi oggi lugubre metafora
dei miei dolori, della mia alcova?
Quale nota acerba trattieni ancora
tra le spire della tua febbrile aurora?
Secerne, dall’infinita eco di sogni sbiaditi,
il fruibile sentore d’ erba appena recisa
dove
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| In catene le mie ossa
implorano la fossa.
Affinché su colei
che in cuor mio mal riposa,
cada l’oblio in ogni sua forma e prosa .
Indugiar al cospetto
d’ un terribile respiro sospeso.
Mi chino a tal verdetto.
E abbraccio sì greve peso
trafitto
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| Le labbra sono chiuse e silenziose
e gli sguardi, in cui gli occhi vibrano,
parlano con le voci deliziose
delle anime quando altrove migrano;
allor quando eravamo amanti, forse,
in una vita infelice e crudele
che ci strinse, ci spinse poi ci
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| Dato, ricevuto, mancato, perso.
Tu, che alle labbra ti porgi e ti esprimi
con forte ardore o poetico verso.
Bacio! Oggi muori lontano dai pini.
Scintilla dell’ esplosione carnale.
Colpo di pennello intriso di ardore.
Morbido, vago, sublime
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| Fu ai miei profumatissimi vent’anni,
e senza timor né taccio né mento,
quand’ ebbi quel triste presentimento
di non giungere indenne ai quarant’anni.
Tuttavia, o vita che mal mi hai amato,
sopravvivo ora ai miei morti più cari,
a color cui del
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| Lascia che t’ innalzi, o donna malefica,
questi versi sporchi dalla rima crudele.
Lascia che ti scriva una preghiera infedele,
oscura e dolorosamente poetica:
Gloria dunque a te, alla tua solenne lussuria,
a quell’ incantevole ardore di una
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| Come di sera fa il sole nel mare.
Come giunge il ricordo su chi tace
o la resa a chi si mostra tenace.
Così, lentamente e senza gridare,
me ne vado dritto dritto al Diavolo!
Nel covo oscuro dove traggo e scrivo
parole e versi; laddove non
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| Se un angelo si facesse carezza
e nel suo divino vagabondare
gli occhi tuoi dovesse mai incontrare
appena avvertita la morbidezza
cadrebbe solo, corrotto e dannato
nell’ oscura tentazione, nel disio
di possederli e avvicinarsi a Dio.
Dall’
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Se solo lo avessi potuto intuire
questo destino scortese e scontento,
forse in questo splendido sentimento
non avrei avuto fretta di gioire.
L’ inganno è saperla lontana;
portando con me il timor di perderla
cado nel silenzio di non viverla
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Giuseppe Fulco.
Risalendo l’ alto e irto pendio
dal quale caddero miseramente
il corpo, l’anima e il cuor dolente
del uomo che fui e che non son più io,
ho trovato, dopo un lustro, un appiglio
su cui avvertir forte presa e ardore
oh! che sia esso motivo di
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Mentre l’ uva moriva spezzata
e il suo sangue ci empiva i calici
noi, mia cara, splendidi e facili
amici di un età accarezzata,
si brindava al mio tavolo innocuo
che i nostri occhi (i tuoi perfetti direi!)
imbandivan di vino, assenzio e
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L’anima che amo mi scuote e brama,
mentre ancor m’ è verde la tristezza,
la dolce brezza di una tua carezza
che un dolce sogno tacendo reclama.
L’anima che odio regna e poi spegne,
mentre ancor m’ è verde la tristezza,
quel focolare che tanto
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E’ un vizio orrendo che prospera
nel vuoto di alcuni e non s’estingue.
Costoro, placano la lor collera
nell’affar altrui. Son malelingue!
Sì, il diavolo si fa sacerdote
quando nei vizi mi è caro ardere
ma, nel possedere codesta dote,
fuggo come
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Come arretra colui ch’è colpito
in tal modo da non poter parlare
e si duole per il colpo subìto,
così son se mi soffermo a pensare
a ciò che avrei voluto dirti e dire,
che avrei potuto senza dubbio fare!
Ma è tardo ancora il mio morire
e
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Ovunque io vada, ovunque io muoia,
dei tuoi occhi mi porterò la fiamma
che il tuo sorriso accende di gioia,
e alla mia noia ne spegne il dramma.
Sì, non hai compreso né dato peso
all’oscuro mio esser solo e triste
e io, solitario, non ho
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Sarà un cammino prudente e calmo
quello che noi percorreremo insieme,
accarezzandoci il tiepido palmo
sotto un altro sole che cade e geme.
Sarà una notte in cui si ha fame
la nostra, e in cui gettare l’amo;
potremmo essere prede tra le
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Al infrangersi di chi m’ infrange
con i lunghi anni in cui m’ ha incantato,
o dolce speme m’ hai supplicato
libertà, da quest’ anima che piange.
E nel lieve rimbalzare dei sogni
il saluto e ogni bene hai confessato
a questo spirito triste e
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Ecco, sono ancora qui, ahimè! Anche se,
mi vedrei bene con il frac, lo ammetto;
sarei stato galante e pieno di me
con cilindro, bastone e doppiopetto.
Ed eccomi dunque, tra le insipide
e smorte virtù che oggi sanguinano
nelle anime meno nobili e
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71 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 20.
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