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Luca Defilippi
Le 12 poesie di Luca Defilippi
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Il torrente scorre a valle,
fra fili d'erba
e tronchi spezzati.
Tortuoso s'incammina distrutte
fra vite in una folla,
in un bagno freddo
e indifferente,
là, dove ancora
l'aurora lascia ambrata
un'arancia nel cielo solitario,
e
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Ho visto piangere un cristallo di cielo,
fra le nubi e la bieca tempesta.
Rideva di passate glorie
e frattanto ambiguo e taciturno pianto
donava.
Cantava
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Ho sfiorato il mare con un dito,
dove ancor sfumava innocente
arsura là sulla vetta,
e dove pieno splendeva d'immenso
negli occhi tuoi bagliore.
Ho visto accendersi quella luce,
come arso
un tizzone nel camino,
fra le fiamme e la
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Dove va a posarsi
solitaria una rondine
non si vede ancora la mattina,
e fra crepuscoli
di gioie passate
t'ammiro ancora.
Nel vento che trascina
la chioma tua fluente,
sento ancora
vano il profumo dell'immenso
tuo sguardo:
una vista
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Ho visto due uomini passare:
folta la barba alle coste,
e voce di Zena nel cuore.
Cantavano vecchia la lagna
per carruggi fischiettando
d'una vita perduta lunghi inni,
tra ricordi che sol fan pensare.
Rimanevano nell'ombra,
fra il sole e le
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Me ne sono andato
in mari di lacrime
felice d'averti colto bianco
un fior d'acacia.
Riflette ancora lunghe l'ombre
là dove il cielo
cristallizza in un diamante
di luce la sera.
Canti ancora l'inno
singhiozzando d'un cuor
diviso,
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C'era sempre una curva
là dove il dì s'imbrunava
e cupo un lamento echeggiava
stanco nel cuore,
la sera.
Oggi fiero quel guaito
nell'acqua è annegato
tra i sassi del torrente.
Aguzze le sue pietre
l'hanno ucciso
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Ho seguito il cavo del rile,
sin dove ambrata
cominciava la sera cristallina,
e dove armoniosa una brezza
scuoteva
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Ho visto agitata
una pozzanghera
tremare.
Antico odor di sempre,
e una freccia,
inflitta nel cuore.
Tremolava alla luce
di un sole
che candido ha
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Ho visto il frangersi d'un ramo,
dell'alto cipresso esimio vanto,
sotto le assidue frustate,
di un'ignobile e violenta aura.
Veloce soffia e
zitta porta lontano
con la mente e col cuore.
Anche le nubi sfoltisce violenta:
e nell'azzurra
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Ortiche e rovi coronano
il tratturo:
quello lì avanti,
che irrequieto al colle ascende.
Lo affollano genti d'ogni dove,
che stremate incedono verso
una cima di nebbia ammanta.
Tra i tanti ognuno è solo,
e manca a tutti
qualcosa,
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La casetta dei contadini
guarda me
dal prato sulla collina.
Assorti gli occhi in lacrime,
manco ad un pugno di mattoni.
Copiose crescono ancora,
violette e ortiche a sciami,
acri sulle pendici di un fico
che ha perso fiori e frutti.
L'angusta
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