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Antonio Filippelli
Le 36 poesie di Antonio Filippelli
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Cadono lenti
come anime di neve,
petali d'occhi
dalle mie balconate,
ove muovo e coltivo
i miei sguardi
in cerca d'amore.
M'affaccio
sui paradisi che hai creato
negl'anfratti dell'anima mia,
su vallate di dolcezza,
spiagge dove
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Il torrido soffio
che annuncia estate,
da megafoni di cielo,
non rovina i cuori
che si eleggono freschi.
Un cuore appassito,
stantio,
torrido di per
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In un rosario
di cicale e grilli,
corpi esili di foglie
e arbusti imitano statue
aiutati d'assenze di vento.
Strati di sole potente
si fan tremuli all'occhio
su spianate deserte di bitume,
calpestato dal nulla, strisciato a stento
da beate
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L’invidia ticchettante
della lancetta e del suo quadrante d’oro,
mentre doma il tempo
in gabbia convenzionale,
sbarre oramai inossidabili
di secondi,, minuti, ore,
lager di calendari che
impongono il passare degli anni,
il conteggio della vita
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"E’ solo un gioco piccola mia",
ma che dolore.
E’ solo un amico, ingombrante,
sudato, difficile da marginare.
Ma anche nelle favole
ci sono gli orchi, i giganti,
gli orsi cattivi!
e muoiono sempre alla fine!
Ma quando appare
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| Dardi d’invidia
scagliamo sul marciapiede
di fronte,
quell’uomo pieno di cose
passa fiero, felice,
balzelli par fare da un raggio
all’altro d’un sole tutto suo.
Folgore d’odio
plasmiamo incessanti
per chi ci nascose il cuore,
anche solo con
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Se lasci da sola una stella,
senza il tuo sguardo,
togliendole la delizia
di brillar vanitosa,
se la dimentichi
in soffitte di cielo,
senza la giusta attenzione,
senza un nome, un desiderio
da affidarle, appendendolo al suo collo,
tutto
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Ogni giorno,
l’incantesimo si ripete.
Dal rettangolo di luci e colori,
quello che inventa i mondi in cui
pensiamo di vivere,
(ah! Poveri idioti)
con danza ipnotica,
fuoriesce l’infinito serpente.
E si avvicina
senza remore al
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Quel corpo sanguinolento
a raccogliere polvere
insultato e sputato,
frustato, trafitto.
Quel corpo strappato
alla madre, ai fratelli,
a chieder perdono
ancor prima di morire
per quelli che la morte
gli portarono violenta,
intera come un
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Vorrei avere
la furbizia del cielo,
che s’agghinda
di nuvole e stelle,
per sfamarsi avido
dei nostri sguardi,
delle nostre speranze,
dell’humus delle nostre preghiere.
Un lavoro d’uncinetto,
un cesellar d’orafo,
una pennellata di
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Avrei voluto tanto scrivere di te, Dio mio,
ma non ti conosco,
non ho mai visto il tuo profilo,
la luce dei tuoi occhi,
baciato le tue mani,
col cuore soffocato
d'un'asfissia d'impotenza,
non mi vien di scivolar penna
con l'istessa
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Cerca la poesia:
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Invia un messaggio privato a Antonio Filippelli.
Un'altra notte
ha da venire,
un altro cielo bruno
a manifestar silenzi.
Un'altra eclissi di cieli,
quello con le piume del corvo
a volar cupo come coperta
sul leggiadro piumaggio
della diurna colomba.
Un'altra sagra d'ombre
e fredde
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Donna del cielo,
del mare, dell’alte montagne
baciate di neve,
donna del sole arancio
nel principio d’un tramonto,
donna della rugiada
cornice fresca dell’alba
che è un finire della notte.
Donna della bellezza,
ch’ogni cosa che al
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La solitudine
è un ormeggio d’uomo,
fissato bene
con greve ancora,
fin sotto l’abisso
incensato di buio.
Il vento che muove le vele,
che spinge le barche
nel mezzo di famiglie,
amici, piacevoli comunità,
pare assente,
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Ai piedi del letto
un continuo rosario
nel tentativo ipocrita
d’una dipartita che
a colpi di spugna
levi un indelebile alone.
Ma credete davvero
che avremo tutto perdonato
una volta lasciato
il mondo,
dove gravitan pesanti e perpetue,
le
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La donna dall’ugola d’oro
divenne un tappeto di lustrini
sulle travi senza polvere
d’imperi musicali,
il ragazzo dai piedi buoni
dribblò il mondo intero
e divenne un mago sull’erba,
planando agile tra nuvole di urla,
l’uomo di
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Pulviscoli d’uomini
in un’aria intasata
d’un’assenza d’armonie.
Son come spore,
arriva il tempo
che poseranno
corpo e anima
sulla consistenza dei fiori,
contaminazione.
E nasceranno
petali nuovi,
senza la solita
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Dammi il tuo cuore,
restituisci i suoi battiti
alla vita che danza nel mondo,
non concederlo all'umida terra,
nessuno
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Nei gelidi inverni,
sarai la mia estate.
In addii di primavere,
manterrai il volo delle rondini
incastonato nei miei occhi.
Nei polverosi smarrimenti
di immensi ed improvvisi deserti,
sarai l'acqua da portare
alle mie secche labbra.
Sarai
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Pezzi d'odio
conficcati nel cuore,
cani in giacca e cravatta
bussano alla porta,
fiumi di fango
si riprendono il maltolto,
amministratori trasudan lussuria,
ad intervalli scolpiscon l'aria
in forme di promesse.
Gomme di misera cultura
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36 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 20.
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