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Poesie pubblicate: 361342Autori attivi: 7477
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♦ Marina Demelas | |
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Motolese Ciro
Le 14 poesie di Motolese Ciro
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Ancora tu
nei rintocchi
di sandalo
delle meretrici,
nell'afa
che sfiata
dalle mie narici.
E poi
ancora
tu,
nelle ossa spezzate
delle mie giornate
e nell'ingombro
di vie affollate
si compie
la tua venuta,
apparizione muta,
agli
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Sono di là
da
Giulia
le calendule in fiore.
Le bianche malinconie
di borotalco
da sublimare
nell'incedere
dell'ora
cedua
ed
esiziale.
Giulia è nelle sale d'attesa.
Negli occhi delle case.
Nell'ugola
pendula
che cola
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Sfonda e sfiata
a folate
deragliando
l'ancestrale presenza,
toccando
nell'addosso di cumuli
culmini di onnipotenza.
La blatta esangue
immemore del diurno
con sè non si concilia
rimuginando svaghita
punto nero nottambulo
dimentico
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Nel trambusto di mediocri pendolari
eri il mio corrimano
di raso,
la vite sbagliata all'incavo
adattata al caso.
Ora
che al tocco
risuona vuota la vita
mi riparo
dal destino e i suoi soprusi
annegando la mia stanza
in un celeste d'occhi
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Come placenta molle
il mio pensiero
ti accoglie
nel velluto di giornate
malinconicamente
spoglie.
Solo tu
non devi bussare
alla mia porta
per entrare,
ma accarezzare,
e come punte di spilli
i minuti insistono
sulle mie ferite
e
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Cedi
all'attimo
con un pianto
per averne
poi
mille in cambio
di meraviglie anellanti
anelate
tra i risvolti
delle noie
consuete.
Nell'incanto
guance stanche
come scogliere
bianche
frangono
il mare caduco
di occhi insonni
nella
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Sillaba il tuo nome
la pioggia
nel cadere
togliendo il senso
al silenzio
di un tiepido
pomeridiano
e divaricando
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Vale non aspetta,
non usa virgole
chi vuole vivere in fretta.
Vale è sola,
ma fa una piega e finge
e quando
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Motolese Ciro.
Fummo frammenti
di esplosioni stellari,
miniature d'infinito
lanciate
in uno spazio tempo
occasionale.
E diventammo
l'uno per l'altra
solo ricordanza
con la stessa consistenza
di aliti
rappresi
su vetri
di finestre
infinite.
Le
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Siamo stessi
in me
stesso
solo.
Nel declinare,
sei andata,
lasciando
una tua sembianza
disossata,
diventata mia chiesa.
E vi entro
in punta di piedi,
da presenza lesa,
attenzionando nello stare,
perché Dio stesso,
ad ogni passo
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Riluttante ti mostri
al tentativo
ma tu lo stesso sei
il mio destino,
anche se frapponi
con le tue incostanze
distanze immani
da vicino
e allontani.
Tu lo stesso sei il mio destino.
Anche se mi travesto da perdente
nei nostri
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I tuoi silenzi
miele amaro
in cui ti abbandoni.
Luoghi ovattati
addobbati
da principi sbiaditi.
I tuoi silenzi
come luminescenze
di insegne al neon
vanno e vengono
in un continuo ritoccare cose
che danno sofferenza
a intermittenza
in un
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Giorni in cui
provammo
a rimanere
nel tempo,
a condurre vite
che bruciano l'attimo
restando per sempre.
Si ritorna nudi
nel posto
dove si è "cominciati",
nudi,
cosi come nudi
si è arrivati.
E mentre il
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Mani alle labbra
quasi a trattenere
la parola che non t'aspetti,
venuta fuori
come un singhiozzo dell'inconscio,
un gesto dell'anima incarnato,
un riflesso innato
del se' più vero
che riaffiora dentro
nella distrazione di un
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