Nettare vergine color amaranto
scuote l'anima,
ruota all'inverso il mio senso sanguigno,
disperde le fattezze dell'incomprensibile realtà,
morbo spastico
di viscerali distorsioni anguste
che deformano i colori nelle diottrie,
che a loro
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Impervio il mare d'inverno,
mitiga la luce blu
col suo nemico di sempre,
il cielo.
I miei occhi desti
a voler rincorrere,
il loro abbraccio.
E' rumore assordante
quì sulla scogliera,
ritmo incalzante,
della maestosità delle
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Ombra lunga,
color pioggia estiva,
sfiori il cielo,
rimani stantia, inerme,
volenterosa di giustizia
guardi dall'atmosfera,
mentre viaggi,
sù più su,
in alto,
troppo in alto.
rincorri risposte,
crei alibi per la triste
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Mi mastica,
movimenti tellurici tra i canini
sbeccati,
dai colori variopinti
del fogliame autunnale,
causa dei sigari toscani,
spenti e riaccesi,
e del caffè scuro,
amaro,
che trangugia
con ingordigia,
assuefazione,
riguardo,
per non
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Ho camminato,
giuro,
ho camminato molto,
lungo questa distesa,
piedi nudi,
sull'epidermide,
della terra incontaminata.
Sabbia pacata,
ingorda,
vorace,
ingoia i miei passi decisi.
Marcio da despota,
voglio dominarla.
Imprimere la mia
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Ricerca autogena,
pensieri in metastasi,
l'oblio della profondità.
Crea discrepanze
tra,
calpestare la terra bruna
e librarsi,
nell'indaco cielo,
con ali di granito.
Crea nuove iridi,
invisibili,
dalla gretta cecità,
di un
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Massiccio,
arriva titanico,
spavaldo,
metodico,
picchia con la delicatezza
di un mortaio in una cristalleria.
Mangia da cafone
sulla tavola imbandita
lasciando le briciole al pavimento
mentre invoca,
un presunto dio bestemmiando.
La faccia
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Marino Ruggieri.
Sciacalli,
mordono cherubini alla giugulare,
divorano per non esser divorati,
dall'impellente bisogno di sangue fresco.
Per lussuria e ingordigia,
ne servono calici stracolmi,
ai commensali dei loro salotti .
Lasciando le salme esanimi,
sui
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La lancetta spacca il riquadro
dell'orologio,
frantumi di tempo,
si perdono,
cadono sul pavimento,
mischiandosi con la macchia color vermiglio,
del morellino di scansano.
I numeri stampati
sul cartoncino giallastro,
si agitano
cambiando il
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Bella,
distesa su di un giaciglio di mandragola,
sei nutrimento per i miei occhi,
serotonina in over dose,
che trasuda,
in sudore bollente dalla tua pelle.
Conosco la via,
la perdizione di ogni uomo,
lascia che valichi la radura,
un tocco
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Tu, che giochi tra i miei ventricoli,
dolce anestetico,
Tu, delicata alba e aspro tramonto,
mordimi,
mordimi ancora una volta,
con il caro prezzo dell'incomprensione,
un fendente nella carne tremula,
quella stessa carne condivisa,
Tu,
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Terra, trascini a te tutto, facendoti complice con la fisica,
del carro infuocato ti fai nemica, quando nel suo pieno passaggio ti rende acrilica,
l'uomo ti si fa padrone, marcando zone con stemmi, bandiere, un diritto, un nome,
ti ha sporcata, con
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