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nello vittorio maruca
Le 377 poesie di nello vittorio maruca
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Finché tocchi i novant’anni
pochi guai, pochi malanni;
poi saranno ancor migliori
rammentandoti i peggiori.
Quando conterai cent’ anni,
ripensando i tuoi verd’anni
capirai la fregatura
della vita: quant’è dura!
Ritornar vorresti indietro,
ma
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La mia donna mite e bella,
madre attenta d’ogni figlio
porta in petto lustra stella
che accalor qual sole giglio.
Or si
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Per quarant’anni mi fosti compagna
stilando di mia gioia e di mia lagna,
e se anche ti cedetti a mano amica
ho nostalgia di te, mia penna antica.
Vorrei poterti avere ancora meco
e scrutare il pennin con occhio bieco
come quando idee non stipava
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Fortuito fu l’incontro
che ci portò allo scontro,
ma lesta fu la pace
che ci donò la face.
Ancor la luce brilla,
ch’era vera scintilla,
ad innescar la quiete
per l’ore nostre liete.
Ognora essa vivrà,
più luce spanderà
finché nel ciel
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Questa notte l’ho veduta
ch’era accosta a Te seduta;
il Tuo volto luccicante
tutta lei facea raggiante.
In quel Loco
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L’affaccio da balcone di mia reggia
colma lo sguardo d’amena natura;
m’appar veliero che tra onde veleggia
appena miro
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Che dir di donna nobile e fulgente,
qual’armonia di verbo sarebbe atta
ad esaltare tal linea suadente?
Questa mia scarna
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Da quel dì di scuro inverno
sei tu vita amara e triste,
che fangose son tue piste
ch’ebbi a guida per governo.
Spero
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In quel ridente dì di primavera
quando la luce già cedeva a sera
là, nel fiorito prato tutt’odore
sbocciò l’immenso ed
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Eri appen sbocciato fiore,
sul bel viso era il candore;
campeggiavi accanto al giglio
quinto lume di me figlio.
Al
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Turbamento che serbo ver te cuore
mi fende, e tutta l’alma n’è dolente,
che radicato in me troppo è
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Ai piè di monte, a lato di basalto,
lesta e fresca limpid’acqua fluisce,
ed a splendor di loco dato risalto
per poco sotto terra poi perisce.
Essa, però, più avanti risortisce,
e gorgoglio di sé dona presenza,
mentre
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Fuori la casa era nera,
dentro piena di cuori,
ora è più bella fuori
ma dentro è nera cera.
Di
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S’appressa, intanto, l’apertur di Scuola
e turbamento ancor più forte preme
e tant’ idee ch’ò non reggon’ insieme,
pel tempo che cammina e lesto vola.
Colui ch’ amor largisce e che consola,
e che nei molli cuori istilla speme
ha nel
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L’Azienda casearia, li fabbricati,
li terreni, li pascoli e gl’armenti,
in sì breve tempo, tal cambiamenti
ci han proiettato infra ceti elevati.
L’abbondanza poco ci ha letiziati
né sollievo ha dato a stanche menti
che tardano a
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E l’indomani tutta la maestranza,
che ammonta d’unità a più di cento,
in grande sala riunita è per l’evento,
che pingue di sfarzo, parla d’abbondanza.
Sul podio Bontempo e per circostanza
a capo, con regale portamento,
giovane
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Invia un messaggio privato a nello vittorio maruca.
Per tutto quanto che pria fu detto,
alquanto incerti siamo su alta onda,
ma al fin che ben s’avvii ogni faccenda
siam
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Ardimentoso è dire di tua altezza,
ma s’anco umiltate penna governa
inquieta mente qualch’idea esterna,
perciò, a mano dona qualche fermezza
e bandita ansia a petto dà certezza.
Indi fuoriesce inchiostro da
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E’ sera: stanco m’avvio pel casolare
pago d’aver dato qualche ristoro
a quanti bisognosi tal tesoro
per triboli costretti a strascicare.
Trovo mia donna, lì, al focolare,
dond’odor d’ottima cena saporo,
sapend’ella ch’io sapido pasto adoro,
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Io l’ho vissuto ‘l pianto d’emigrante,
assiem’ ho pianto e cuor mi fu trafitto,
ch’a partenza natante ero sconfitto
mentr’alma doleva a pensier d’errante.
A far ritroso, poi, mente vagante
ansia maggior primeva entro lo petto,
tanto che notte,
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Di chi sue cose indifferenza tiene
e de li altrui problemi manco s’avvede,
e nessun’impegno di vita crede
null’ apertura ‘n verso spirto viene.
E’ pari a chi ant’occhio velo detiene
e tutte strade, pur dritte, storte vede,
e manco al proprio io
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Volgo lo guardo all’erto, al Ciel rivolto
donde quanto ‘n terra è spazio maggiore
e di gran luce è assai
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Altro Morte non è che guida certa
che da questa a miglior vita mena,
non foss’essa non vinceremmo l’
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Come pensar ch’ascoso da mammelle
vajassa tien di tigre furente core
scarso di sangue e colmo di rancore,
ruvido ancor più di pelosa pelle?
Come pote essa, ad essere imbelle
che per vajassa pate pena e dolore,
che sempre ha ricolmato sol
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Spesso puranco lo sole timido
compare, ma più lo giorno s’avanza
viepiù maggiore ridonda brillanza
spazzando cielo da lo velo umido.
Scarabeo, con seme e sterco, qual amido
riesce a ricavare grand’abbondanza
d’alimento per se, tal
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Io vivo per l’altrui e di me non curo,
così quando letto m’accoglie sono
sereno aver di vezzo fatto dono
chi per malore tutto giorno è scuro.
Miei bisogni, inver, che molto trascuro
colmare essi provvede lo Dio buono,
tanto che parmi
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Chi torchiato da commission concorso,
cui a vaglio passa saggio elaborato,
pur avendo aspirante ben’operato
non sent’ egli
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Nella modestia di lor povertate,
a Lei Ruggeri, li miei versi mando
che non inciampa penna a Lei lodando
perché succo di cuor è veritate.
A vista Papa, Lei presenta vate
mentr’Egli, mistico e pio, di rimando,
benedizione ad esso
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Inverosimile mi parea influenza,
al punto di depennare da mente
le molt ’idee, che diligentemente
serbava pensator cospicua scienza.
Né potevo mai arguire turbolenza
che venir potesse a qualch’ incosciente
d’annullare dignità a
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Quando ‘n scrigno post’è riconoscenza,
ond’essere ‘n petto meglio custodita
al fin che manco sfiori man’ardita,
di ricevuto amore essa è l’essenza.
Li tanti che ne prendono coscienza
lo fan traverso la gioia recondita
ch’appen
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377 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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