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Claudio Toccafondi
Le 264 poesie di Claudio Toccafondi
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Che ancora indugi, che pensieri grandi
ti soffermano al limite del bosco?
Che fragranza Natura con le Ninfe
sue quest’oggi ha scelto? Su un pedale
lento, lontano, in sé meditabondo
d’erbe schiacciate, illuminato dai
sospiri di violetta
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Stiamo insieme, in silenzio, siamo
soli,
raccolti nel grembo
del nostro sconforto
nel nembo smarriti dei
pensieri di giorni infiniti o di fiamma
che illuminò tutti
i deserti ma ora
tempeste immobili nelle voragini vuote
le menti ingombra
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Arde, di fiamme contornato bluastre
che spiccano sul cupo rossore
della brace, ardente dattorno
al ciocco pesante cuore di quercia
antica estratto a fatica
dalla terra
umida, fredda,
intero
a sfida
di politi possenti strumenti
umani
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Ho pensato più volte - tante volte -
che non vorrei morire senza aver rivisto...
chi? cosa? Non è vietato di pensare in grande;
allora, il mare, si, ma quale? E dove?
E penso con quanta amarezza
dovrei salutare le onde blu
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Era già notte e il gioco
sembrava non dover finire mai:
...mia castellana... No, così non va:
mia Signora può andare, tuttavia
mia Signora e padrona andrebbe meglio.
Dopo ci incontravamo
entrambi col pigiama e le
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Pensieri stridenti
come selce aguzza su vetro
polito ed incerti
mi stringono la mente
come bagliori rossastri
di falò che si muore.
Luoghi sereni speravo
vedere alla fine del lungo
viale ma sterili terre desolate,
aride, polverose da
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Ricordo i tuoi occhi
due pozze profonde di pianto
ricolme di buio dolore che gocce
di lacrime amare scorrere
lascia sulle tue gote
e il lieve tremore del volto
che pur rattenuto rivela l'angoscia
dell'animo tuo
per la fine del sogno.
Ora
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Mo' è venuto er momento de mostracce
chi sei, sor fanfarone de 'n marchese:
è finito 'sto vezzo de sciacquasse
la bocca cor di': io? So' mezz'ingrese
e nun faccio de 'n sasso 'na montagna
com'invece fate tutti voi romani
che
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Sono seduto, stanco,
presso uno stanco
incrocio di vie tristi,
anonime,
vuote d'ogni cosa
che non sia rumore
nessuna traccia di passato splendore,
soltanto
i muti nomi delle strade,
delle piazze, reboanti nomi
di morti
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Odo nell'aria
al tepore diffuso del verde del maggio
parole confuse, leggère
sonanti come canne palustri
nasali
disperse nel cielo sospeso
come vela di bronzo sonoro,
antico, e l'eco
raccoglie il mio orecchio, conchiglia di
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Il sole ed il forte vento
lanciano in aria quest’oggi
frammenti di ghiaccio e corolle di fiori
che ai raggi lucenti appaiono come
gioielli di fiaba. Ogni lancio
appare più forte e più teso
come se la natura
volesse riporre i
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Silenzio.
In ogni parte è silenzio.
Profondo. Spesso. Insondabile.
Silenzio.
Al fondo della scala musicale
sepolto nel limo primordiale
sorge
inaudibile all’orecchio
quasi da cosa vivente venisse
un canto morente:
è il
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Al sole
come antico ramarro mi crogiolo
sulle ginocchia le mani
sembrano vecchie falene stremate
la pelle diafana e squamosal
si sfalda in minuzzoli d'argento
traslucido quale sgualcita pergamena.
Immoto lascio che I raggi
mi rendano un poco il
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Era mattina. Un raggio di sole,
rifratto dalle antine semiaperte,
disegnava sul lenzuolo una trama
di fili d’oro lucenti, smaglianti
come su un ricco arazzo, su una stoffa
preziosa che chissà quanti dobloni
o vite umane? costò a quel
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C’era in me, nel profondo,
un luogo, anzi il ricordo
di un posto esistente, un lontano sentiero
nella montagna tagliente
che mena ad un rifugio
tra immani pareti di roccia
che s’arroventa e sfavilla nel sole
dove nascono spiriti alati
che ognuno
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Reclinato
sopra una panchina di legno
attendo: chi?
fluiscono i pensieri
talora tristi, alcuni
di speranza testarda ancora infetti,
lieti,, sereni,
reclinati anch'essi
in un comodo futuro ma
questi pensieri di sogno
aggrappati ai fili
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Il cielo è tempestoso
stamane, il custode dei venti
ha sbrigliato – è un errore? –
di questi i più veementi
che sul mare scolpiscono
onde furenti
montagne d’acqua dura
e fredda, coronata di schiuma
bianca che si distacca a
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Ora le strade
si fanno solitarie.
risuona ancora l’asfalto
bagnato lucidissimo
di passi frettolosi eppure
stanchi;
irregolare echeggia il passo
d’uno zoppo
stremato,
di contro al cielo scuro
che giallo rigurgito rilascia
della vecchiezza
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La mia vita non è, poiché trascorsa
osservando il passato, tempo morto,
ove trovare appigli per tornare
indietro, consapevole che nullo
guado fu mai tra le due rive opposte_
poi speculando vidi che ciò anche
poteva dirsi del
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Tu, ancora tu, tu sempre susciti
in me quel lungo ed inane amore
che per se stesso s’è crescendo gli anni
cresciuto, il vitale nutrimento
trovando nel mio spirito indifeso;
tu mi parli nel sonno ove dolenti
e stranamente veri e
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Lenti passi si trascinano sulle
marmoree lastre, per la pena avanti
tratti strisciano antichi piedi, poiché
le verdi forze che allora miste al sangue
tumultuoso nelle vene forti
scorrevano veloci sono spente
ma il ricordo recente muove
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Un tempo ero uomo, un tempo – oh
non tanto lontano – pulsioni di vita,
aliti restanti del cuore, s’intrecciavano
da essi nascendo richiami sussurranti
nel silenzio dell’anima e cori
inaudibili e sogni appassionati
emergevano dai fitti
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Distesa sul letto disegna
il tuo corpo nudo un percorso
di fiaba; nella penumbra odorosa
evochi uno scaltro serpente
sinuoso e terribie, pronto
ad avvinghiarmi con spire
di piacere e di ebbrezza,
fiera snella e possente che presa
da febbrile
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I tuoi occhi raccontano e dicono
cose mai viste nel mondo di gente
comune che striscia raso la terra
lo sguardo premuto sul suolo né mai
tentò di vedere lassù dove l’ampio respiro
dell’universo ci mostra talvolta gli
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Come un tempo
ancor prima dell’inizio
confuso un suono di lotta fra pulsioni
diverse mi agitava notti e giorni
e me stesso falsava ora all’uno, pur incerto,
atteso ora all’altro. imperioso ma pur esso
altrettanto insicuro. accorrendo
senza
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Cocci di lavagna sparsi in terra
come frammenti di prezioso bucchero
che un industre artista dipinse
prima che il fuoco ustionasse l’argilla
ed un maestro sagace imprimesse
segni e parole oggi mute sul vaso,
ricco così di astrusi
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Ci stiamo di nuovo allontanando
quali galassie che si sfiorano
nel gelido buio dell’immenso spazio:
il più lieve contatto ha generato
correnti ignote che si spingono
forte l’una dall’altra così come vuole
il beffardo Destino.
Ci
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E’ quasi il meriggio e gli scogli
sono percossi e dirupati dal sole
infuocato e ruggente
che per i seminudi bagnanti
trasforma il suo abbraccio in un morso
arroventato. Ragazzini abbronzati
corrono urlando la loro inconscia gioia di vita.
Come
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Dovunque ormai;
non conta dove io vada,
avidi occhi che ben sono consci
del loro spegnersi si posano sul mondo
a rinsaldare la memoria. Fino
ad ora fu pietosamente lento
questo processo che però s’è fatto
tumultuoso e scoraggiante.
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Il lombrico si torce
nella fanghiglia, rotto
da un tallone incurante;
lo
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264 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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