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| Ed io, che ero così vicino al sole
Da non tremare di timore
Quando non giungeva quell'amore
Accarezzato in sogno nel vento ardente...
Ora voglio scomparire tacitamente,
un soffio dietro una porta
che socchiusa nega un sorriso suadente,
voglio camminare in riva al lago,
respirare come gli uccelli
spaesati a terra dopo un volo apparente.
I tramonti, il buio, il nadir sono belli
Come i deliri adolescenziali...
Ed io, che ero così vicino al sole,
ora non voglio lasciar seccare
il mio pensiero in una valle profonda
dove il profumo di mimosa affonda
con il sentimento perduto in parole caliginose.
Lasciatemi sognare
Piano, non fatemi parlare
Delle essenze che compongono il mio cuore,
non capireste, voi rimarreste nelle vostre illusioni
fatte di corporeità, di molesti clamori...
Voglio camminare in riva al lago,
La luce che abbaglia gli occhi
Di chi vuole scrutare l'andamento dei miei passi
Sulla sabbia scura, umida, diversa, dolce.
Svanire adagio nel fulvo dell'avemaria
Andando nella coltre della rasserenante notte,
Lasciando solo le mie parole, l'eco del mio sorriso,
Per la vita eterna nell'amore, nelle menti in paradiso.
E tu, con i palmi lucenti di chiarore stellato,
vivi nel ricordo del mio spirito svelato
tra le nuvole biancastre dopo un temporale,
tra i colori dell'arcobaleno mi riconosci, io sono il vestale
che è ritornato sulla corona solare
senza doversi per questo bruciare
nuovamente tra le lingue di fuoco,
in un calore troppo soffocante da essere l'inizio del declino,
lasciando solo pianti di preghiera in un freddo vuoto.
Adesso riaprite gli occhi, è rigenerato il mattino... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«questa poesia parla di un IO dopo la morte» |
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