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E la Strega dell'Inverno si avvicinò
all'orecchio del re:
"Maestà maestà,
chiede di voi una dama,
di bianca pelle d'avorio,
verdi occhi di speranza
e neri capelli
che alla notte somigliano!
Colei ch'al collo porta la Triquetra guardate.";
"Non mio è l'interesse in verità,
via orsù,
impegnata è la mia mente
a mostrar le mie ricchezze
alle corti d'altri regni!";
E avanti e indietro cammina,
da testa bassa ad alta passando,
le gote e il ventre ritirati
per meglio apparir altrui,
il solitario sovrano di un regno senza regina;
Egli nol trova poiché nol bravo
si trova a cercar chi sia per lui
la meno insolita a governar il regno
e il cor suo di freddo gelo rivestito;
Di dama in dama passando,
ammaliato egli rimane
ma presto poi deluso e ancor più triste:
chi non per lui egli guarda e non chi,
invero, ad esso meglio si affiancherebbe.
E una volta ancora sconfitto,
il secondo trono sceglie di lasciar vuoto...
e i mesi scorrono inarrestabili...
Tennesi un dì la festa per la strega
che a sua maestà era amica!
Quivi si ride e si gioisce e si guardan le stelle
e le luci del cielo!
Salutan il Re i menestrelli e i suonatori
di vigorose melodie e altri re son presenti
e dame dagli sgargianti colori nelle vesti
e una solitaria con occhi del cielo ch'egli già conoscea.
E ve n'era una con occhi verdi di speranza,
del color dell'avorio la pelle e
d'oro come i più bei sogni i capelli...
La Dama del Vespro.
"Chi l'è costei lo cui viso nol mi è sconosciuto di certo?
Una Triquetra porta al seno... Forse..."
I dubbi si affollan nella mente del sovrano
che a guardar si ritrova una sì affascinante madama;
Ed egli scruta e osserva e lei saluta.
Timido il re si presenta e quasi lo nome suo
non a pronunciar abilmente si trova!
E si parla e si ride, si beve e si gioca
e attenti i due vicendevolmente si indagano...
E nelle ore che seguirono, nei giorni che scivolarono,
nei mesi che fuggirono, il re e la dama tanto parlarono
e tanto risero e tanto gioirono e tutto era bello...
e il Re seppe che il nero della notte divenne
il minerale più bramato dall'uomo...
Ma come in ogni sì dolce favola,
un dì giunse una Strega del Silenzio
a sconvolger la quiete...
"Vedo... leggo lo tuo cor, tu lo desideri
e lo chiami ma egli è ambiguo e misterioso
e bravo a celar i sentimenti del suo cuore...
Anch'io lo bramo, ma... non avrai da temere,
abbassa l'armi... non alzerò spada contro di te!
Va' tranquilla dama di speranza!"
"...sarà per te freccia nera di morte alle spalle..."
"Non negarti un tal piacere, io son tutto ciò
ch'hai tu sempre desiato...
L'oscurità e la tenebra! Fammi tua regina o Re,
Abbracciami, non sfuggire...
ed ecco ti offro le mie lacrime e le mie labbra
e gli occhi tristi..."
E fugge il Re, avvolto dal rosso imbarazzo
di chi in non bramata sorte si scopre ad essere.
"Non a te ho scelto di donare il rosso racchiuso nel mio petto"
E giran i suoi pensieri e le parole della mente, lì nel silenzio,
"Hai l'oscurità, hai la tenebra e l'oscura musica seducente,
il fascino di una tetra creatura, la sconvolgente bellezza della tristezza,
ma io ho già tutto ciò e cerco la cura...
La Dama del Vespro ha la luce, ha la luminosità e la melodia dell'amore,
il fascino d'una magica creatura, la sconvolgente bellezza del sorriso.
Sol lei può completare la metà mancante dello spirito che mi soffia dentro la vita"
Passarono le ore e i giorni e infine giunse un bacio
di tal febbrile dolcezza, che timidamente, e tuttavia
con incredibile forza, suggellò l'inizio
della più bella delle favole...
Re Mordred siede sul trono;
E accanto v'è la Regina del Vespro. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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