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C'è un momento
nella storia di ognuno
in cui si appare
felici a se stessi
e lo si porta
scritto in faccia.
Chiudo gli occhi
per sentire meglio
il contatto con un altro
tempo, con altre stagioni
e la memoria attraversa
gli anni come un ponte.
Il fascino
del tempo passato
riappare e il ricordo
riscopre una giovinezza
perduta; trascina la mente
e, insieme,
il corpo che ancor
fremente, emana odore
di felicità
verso giorni lontani.
Accendo una sigaretta
e per un po'
rimango lì,
alla finestra in silenzio.
Poi mi volgo
e riprendo a camminare
per la stanza.
Tutto a un tratto
comincio a ridere,
a ridere, di un riso
che non si sopporta,
che sgomenta,
che esaspera.
Come un lampo
immagini remote
attraversano la mia mente;
la prima volta che ti vidi ...
fu al principio di maggio,
con le prime rondini
e le campanule.
Tu eri l'amore
che avevo conosciuto,
e alla cui spalla
avevo poggiato
la mia testa.
Quel pomeriggio
mi trovavo
in uno stato di grazia;
lo ricordo bene.
Tu eri là, seduto al volante
e al vedermi sorridesti.
" Dov'è che desideri andare? " – dicesti
aprendomi lo sportello.
Salire accanto a te ... ! già era troppo per me,
che poco mi sarebbe importato
anche se mi avessi
portato in giro come in giostra.
" Questo momento
non deve andar perduto " e chiusi gli occhi
perché l'istante durasse di più.
Il cielo
era increspato di cirri;
mi pare di sentire ancora
il vento alitarmi in viso;
e sento la mia risata,
e la tua che faceva eco.
Ridevo forte, e il vento
portava lontano
il mio riso.
Si !
La prima volta !
Mi donasti
un firmamento di stelle.
Il tuo cuore.
Mi corico lunga distesa
sopra il letto,
le mani intrecciate
sotto la testa.
La luce tiepida del mattino,
reca beatitudine e
dalla finestra, penetra
un'aria fine;
un soffio di vento
porta il profumo
della campagna intorno,
e si sente
un cinguettio di passeri.
Regna una grande pace !
Non desidero nessuno
accanto a me,
se ci fossi tu
non potrei rimanere
sdraiata così
a occhi chiusi.
Fu una domenica, ricordo ,
un pomeriggio, che
si trascinava pacifico,
sonnolento; l'erba
tagliata di fresco
mandava effluvi dolci e grevi;
avrei voluto rimanere
seduta lì in eterno,
senza parlare,
trattenendo l'attimo prezioso
per tutti i tempi, perché
eravamo così in pace,
così innamorati, seduti vicino
tu ed io: d'un tratto
cominciasti a baciarmi, ed io
ti misi le mani dietro il capo,
e chiusi gli occhi.
" Ti amo tanto " – mormorasti –
" Tanto ... "
Tu eri più di quanto
non avessi creduto,
più tenero di quanto
avessi sognato.
Ti presi la mano,
la portai alla guancia.
e da sotto le ciglia
ti guardai, e i miei occhi
rimasero fissi su di te.
Mi alzo dal letto,
apro le tende;
il sole inonda la stanza,
rigando d'oro le pareti.
Inconsciamente rabbrividisco
come se qualcuno
avesse aperto la porta
dietro di me, e
una folata di vento
fosse entrata nella stanza.
Ricordo ancora come
sedevo inerte, nella
sera più tragica della mia vita;
tu, con me, avevi chiuso
definitivamente le porte
sull'amore, i progetti
e le promesse e te ne andasti,
portandoti via le chiavi.
Ho creduto di impazzire !
Ebbi la rivelazione
di come eri diverso
da quello che
avevo conosciuto.
Solo allora capii
a chi mi ero legata ...
Decisi, così,
uno strano destino
che permette una felicità
da consumarsi
in un lungo tragitto solitario.
Dove posso trovare aiuto
se non in me stessa ?
Il giorno declina
e il tramonto
volge a un tenue viola.
La notte è così tiepida !
Il chiaro di luna
che penetra attraverso le persiane,
copre le lenzuola
di sottili lame di luce.
In questa strana
geometria di ricordi,
che si aprono tutti
verso il passato
come un ventaglio,
mi domando cosa sarebbe , oggi,
la mia vita
se tu non te ne fossi andato. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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