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De finibus terrae
ai confini del mondo c'eravamo dati appuntamento
dove la vita muore senza alcun rimpianto
dove il sole brucia e secca la pelle arida
dove il sale uccide e ti pulisce dentro
ai confini del mondo c'eravamo dati appuntamento
nelle notti che si svegliano umide
contro un sole che si stropiccia triste e orgoglioso
dove venti e correnti si incontrano e il mondo si raccontano
caldo e torpore e freddo gelo
quell'ispido e dolente farsi male
quel patto da cui tu non puoi scappare.
Scirocco maledetto e raggelato
che parli lingue antiche e ormai scordate
col tuo sguardo dimentico del tempo e vellutato.
Scirocco non sei vento da ventura
instabile e giocondo fai le fusa
ti perdi in mille ondine alla rinfusa
e parli note che possono far male.
Tu che tocchi ricordi in fondo al cuore
bastardo menzognero fatto di spire...
Scirocco che sei bravo a favellare
che illudi e incanti stammi ad ascoltare.
Scirocco guarda un pò... la tramontana
Costante fredda forte... un po' puttana.
Scirocco scusa l'allusione ardita
è l'ira e l'apatia di questa vita.
Non ascoltare sai le mie parole,
scarta quella sicurezza - è il pianto quel che vuole.
Ti insulterà altera e baldanzosa
Ti colpirà sul viso iramentosa
Ti lascerà uno sfregio sanguinante...
... e leccherà quel sangue avidamente.
Lo sputerà nell'acqua gonfia e schiumosa
tra danze dionisiache - non ha mai posa.
E quando ormai sfinita avrà sfogato
la rabbia e il tempo spento che ha portato
consolala col tuo caldo respirare
riportale quel volto incantatore
la voce i sogni, nuove le parole
raccontale qualcosa a tratti divertente
leggende frasi antiche dolcemente
riportala in quel mondo che ha scordato
ammalia la sua forza e il gioco astuto
Costringila a fermarsi per un giorno
e cullala sul mare, stelle intorno.
Scirocco tu quel patto lo conosci
Scirocco tu che il tempo hai già ingannato
Scirocco che l'aspetti e che hai tessuto
un mondo di illusioni solo per lei
Scirocco sei un bastardo incantatore
Scirocco ti odierà, lo sai per certo
Scirocco scapperà come è arrivata
Tre giorni e poi tre giorni all'infinito
Dovrai ascoltar la sua fredda commedia iridescente
Scirocco tu che mai manchi a quel faro...
mi dici come fai... ma veramente?
E' solo un puttana triste in volto
Scirocco cosa c'è scritto in quel patto
è forse un gioco per miseri mortali
è tutta una trovata su quei mari
per trastullare qualche stanco amaro?
Eppure io t'ho visto su quel faro
proprio lì - dove il mare è un po' più scuro
e poi si scorge un filo immacolato
t'ho visto e il tuo sguardo era acceso.
E non ti curavi certo della gente, quei miseri mortali corrucciati
no... eri fiero e ripetevi dentro
da sussurrale nuove mille storie...
E dimmi poi - cosa ti porta lei?
non giunge certo col sorriso
arriva e sviscera correnti
rallegra un poco certi visi spenti, lei parla a quelle genti
fermamente, racconta mondi nuovi e nuova gente.
Le prende le trascina, le travolge,
di te no.. non si cura, lo sguardo sfugge.
Lusinga marinai, rinfresca i loro cuori,
distrugge, se furiosa, baracche e pescatori
Ha un viso sporco d'alghe, se viene da occidente,
ad Otranto e confini nel mare avrà sfogato
i suoi mille dolori, ne senti l'ululato.
E tu che sei seduto e che l'aspetti fiero!
E' questo il gran prodigio che in quei giorni
scalda il mondo intero?
Che non c'è santo giorno che non aspetti lei
Sarà forse che qualcuno di quegli egregi dei
si siede e un po' l'aspetta
E per farla dormire il tempo ha lì fermato..
...dove finisce il mondo un letto ha sistemato.
Dove finisce il mondo l'aspetta dolcemente
la prende la consola e lei non sente niente.
Io so perché l'aspetti mio caro venticello,
Invidia non ne ho... ”non rivelarlo-ne morirà”...
mi sembra di sentirti tutto
trafelato- hai forse un po' paura? -
ormai è nel passato.
... no, no... non le dirò niente,
che tanto credi poi mi stia a sentire,
io non ci riesco ormai neppure più a parlare.
E dille quando arriva, che non volevo anch'io
Tu dille che è finita... bhè certo a modo tuo.
Se puoi fallo di sera, quand'è più forte,
di giorno sai com'è si chiude in mille porte.
E dille se ti ascolta che non è colpa sua,
si dille che la smetta con false malattie
che non me lo può fare, dimenticarmi dentro,
sì dille che la vita non dura più di tanto.
E visto che lo so te lo dirò da prima,
si girerà spavalda, con l'aria un po' saccente,
tu tirale uno schiaffo - ti pare sembri niente -
si tirale uno schiaffo che senta veramente
come su quella faccia non sente proprio niente
e poi ancora cento e mille fino a quando
vorrà gridare al cielo ma non ci sarà più pianto
e guardala sfregarsi quegli occhi inutilmente
non lacrime, riso - amaro e aridamente.
Ascoltami una volta, poi starò qui a tacere,
tu prendila da dentro, millantatore e amante,
che fuori ormai è già morta, mia piccola sirena,
e dille che mi manca, mi manca la mattina,
mi manca quando cerco una sfida contro il mondo,
mi manca quando spero ma non c'è alcun ritorno,
mi manca quando ascolto, e passo tra la gente
mi manca perché diavolo non me ne frega niente.
E dille che mi spiace d'averla un po' ingannata
che anche se ero via non l'ho dimenticata
ma il mondo non è il mare, e il tempo a volte scorre...
Aspettala per me, ma dille quando dorme
se potrà perdonarmi d'averla un po' tradita
è che... sono altre le carte della vita.
E visto che ci sei finisci un po' altezzoso:
sì dille che anche lei non ha certo ragione...
io certo non pretendo che poi mi stia a sentire
è solo che vorrei restasse po' bambina,
quando usciva e in mare si perdeva,
sì raccontale di quanto piccolo tutto diventava
e respirava piano... ma paura non aveva.
E tu stammi a sentire, caldo vento australe
io le ho voluto bene, non farle mai del male.
E tienila per bene, quando glielo dirai,
è fragile e orgogliosa, dio santo lo saprai.
Salutala per me... e dille tutto senza parlare,
sei un vento dopo tutto, e dille dolcemente
che un po' l'aspetto anch'io nascosta su quel faro
all'alba la mattina, dalla vita al riparo.
Che venga a testa alta e con lo sguardo antico,
rivoglio io quel volto, coi suoi capelli sciolti,
che codardia e lamento a lei non si confà...
è il vento, è solo vento. Domani passerà. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«La lirica si ispira al santuario posto a Santa Maria di Leuca e all'incontro sul mare dei venti e delle correnti da nord e sud.» |
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