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Quello che manca è andare
per rinascere a nuove emozioni, sensazioni;
alle armonie degli amori nascosti
dal fango delle tante strade percorse.
Straniero ovunque
da straniero nuovamente vado
lontano da sentieri inospitali.
Difficile è trovare rifugio, riposo:
è già sera.
Il cammino è duro ma,
laggiù, dove il vento agita gli alberi,
una luce, una casa promette ristoro,
calore, volti di giovani donne e canti.
Il ricordo di melodie antiche
riscalda il cuore sofferente.
Povero il mio cuore tanto a lungo esposto ai venti!
Alzo la lanterna e vado:
un mondo nuovo aspetta e accoglie,
un luogo cercato, desiderato.
Raggiungerò la casa domani, all’alba
Non importa la distanza: il cammino è sicuro.
Farò sosta nella casa sulla collina,
prima dei monti
dove nasce l’arcobaleno.
Straniero ovunque
giungo alla meta e chiedo ospitalità.
Ho bussato alla porta del Signore...
Le membra stanche,
le ferite aperte e sanguinanti
reclamano cure, riposo.
Ho bussato...
qui, sull’uscio, infuria la tempesta.
Immagino la quiete oltre la porta...
Basta vagabondare.
Sono arrivato dove il sentiero finisce.
Le ferite bruciano,
i piedi portano la stanchezza del cammino.
C’è un riparo:
mi distendo e riposo.
Attendo. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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