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«E' un inno all'amore e non una semplice dedica» |
Inserita il 03/01/2010 |
Scorrea leggiadro e
queto, il viver mio,
ma ne sofferiva il cor,
mendico di te, amor, german di
giovinezza, e sospiro acerbo
dei di'futuri.
Nei di'andati, credetti spesso
di teco ragionar,
dei cor, vital motore, ma sconsolato
capir potei che illusion era;
finche', il fato su via, mi mise,
di colei che per prima il varco del
mio cor passo'.
Come il figlio d'Eolo,
scote i capi verdi dei pini
e de'cipressi, e tutto move
e con se' porta, cosi Tu
nel mio esser entrasti,
e col mio cor, che fortemente
palpitando ad ogni ora m'affatica,
nel notturno riposo, a
ragionar presi, dicendo:
"Ahi come l'amor travaglia".
Rimembro ancor il bel di',
che in cor mio, s'accese
l'ardente vampa dell'amor,
ch'ancor in petto brucia,
e che in petto la tua imago
locommisi.
Stringer tuo corpo
fin e delicato,
sfiorar anche tua
vellutata pelle,
fa' serpere nelle mie ossa
dei soavissimi moti,
che il capo dai confusi pensieri leva,
e l'arma innalzar fanno, come se uscir
volesse dalle mie distese carni,
cosi' a respirar prendo
l'Infinito.
La tua candida imago or sempre
lungo il di', e quando le palpebre
chiudo, mi allieta e
stringer la voglio, timoroso che
come nebbia al sol,
dileguar si possa.
Ah mia Cara,
l'amor culliamo, che
ben ci volle, e i
suoi odorosi frutti cogliamo. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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