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La giostra
Fra i sorrisi di una estate
riconosco quello tuo
mentre affiorano i miei passi
dove il fiume non è in piena.
Torna alla penombra
delle scale silenziose
quella musica di giostra
quando avevi gli occhi chiusi.
Dove un poco si alza il vento
s’ingialliscono le foglie
quand’è che le calpesto
scompigliandoti i capelli.
Sotto portici di pioggia
scappavano i bambini
alla fine della scuola
trovandosi al riparo.
Fu il Pavone a dimostrarti
il suo effimero segreto,
(tesori ai piedi scalzi
d’un sfuocato arcobaleno...)
ma non lo raggiungesti
mentre io... l’inseguo ancora.
La lenza si attorciglia
non appena l’esca affonda,
rimangon le tue ciglia
ma lo sguardo non le incontra...
e dove non hai volto
riconosco quello mio,
pur... se il tuo non lo ricordo
sai che quello sono io.
Adesso sopravvivi;
so che sei davvero
dietro quel pertugio
ad attendermi dal retro.
Il locale s’è affollato
d’una grande confusione,
il temporale ha rinfrescato
i gerani sul balcone...
affondano i miei passi
nella sabbia dei ricordi,
nel fruscio dei campi incolti,
nelle brevi sonnolenze.
Rammento il tuo sorriso
però non ti ricordo,
fra le nebbie sollevate
dai fumi dell’asfalto.
Escon dalla terra
umidi i lombrichi,
segugi dei segreti
che la vita non trattiene.
Sgretolan le sponde
di miniere luccicanti,
dove ora si confondon
con fiori appariscenti.
Cadono sgualciti
petali fra i tuoi
cani addormentati
in cortili di cascina.
Il sole si diverte
fra i giochi di prestigio.
Ghigna. E il diamante
mostra l’iride smarrito.
Dalle ante filtra ancora
un po’ di quella luce,
alla sera riconduce
e s’accendono i lampioni...
altrove v’è il silenzio,
la notte che dispera,
il grano ancora intento
a divenire quel che era.
Il fiume torna in piena
dove l’orme s’inghiottisce.
Fra i sorrisi d’una estate
quella musica finisce. | |
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