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Roberto tormentava il campanello
d’un portoncino sito in un cortile,
nei pressi un ragazzetto molto sveglio
giocava a palla e in modo assai gentile
gli chiese: “Sta cercando la mia mamma?
È uscita poco fa per far la spesa,
ritornerà tra poco, se lei vuole
si può sedere fuori nell’attesa! ”
Roberto guardò il giovane sorpreso,
qualcosa balenava nella mente,
gli disse: “Mi puoi dir come ti chiami
e quanti anni hai?” Garbatamente
il giovane rispose: “Sono Antonio,
ho sette anni! ” Lo guardò sorpreso,
per quei capelli biondi come i suoi,
per gli occhi azzurri, per lo sguardo teso ...
Gli chiese ancora: “Vuoi giocare a palla?
Se mi racconti tutto di tua madre,
t’insegnerò dei trucchi strabilianti,
ma ora dimmi: Dove sta tuo padre?”
Antonio gli rispose assai deluso:
“Non ho un padre, non l’ho mai avuto!
Desideravo di giocarci insieme,
purtroppo è solo un nome sconosciuto!
Mia madre aiuta tutti, ma nessuno
aiuta lei ch’è sempre tanto stanca! ”
Roberto lo guardò e poi gli disse:
“Sediamoci un momento sulla panca! ”
Ed una volta l’uno accanto all’altro
Roberto cominciò a domandare
notizie in generale della madre,
soffermandosi su un particolare ...,
se frequentava qualche altro uomo ...
Il giovane gli chiese: “Vuol sapere
di tutto sulla vita di mia madre,
sta quasi per tornare, per piacere
m’insegna quei trucchetti con la palla?”
...Nel mentre loro stavano giocando
sbucò la donna con le buste in mano
e nel vederli insieme, assai tremando,
gridò verso Roberto: “Cosa vuoi?
Puoi ritornar da dove sei venuto!
Per quello che m’hai fatto tu sei morto!
Adesso non mi serve alcun aiuto!
M’avevi garantito di sposarmi,
ma sei sparito senza una ragione
quel giorno che t’ho detto ch’ero incinta,
sei stato una tremenda delusione!
T’amavo più della mia stessa vita,
il frutto dell’amore che t’ho dato
è qui davanti a te! Che farabutto
a lasciarmi così in quello stato! ”
Roberto non sapeva cosa dire
di fronte a quell’accusa rigorosa,
sentiva la coscienza martoriata,
rispose con la voce timorosa:
“Non me la son sentita d’affrontare
un obbligo talmente vincolante
di mantener la moglie con un figlio
e son scappato in modo delirante!
In tutti questi anni ho lavorato
in Francia e stavo male pel rimorso,
stanotte ho preferito ritornare
per chiederti perdono, il mio discorso
lo puoi tranquillamente rifiutare,
desideravo di vedere Antonio,
ma ora che tu vivi ancora sola ...
vorresti unirti a me ... in matrimonio?”
La donna guardò il figlio sconcertata,
pensando ad un futuro ancora incerto,
decise ... di doverlo perdonare
ed accettò ... la mano di Roberto! | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Tutti abbiamo una coscienza e spesso il rimorso di una brutta azione fatta in passato si ripercuote insistentemente nel nostro inconscio sino a diventare una vera ossessione. A lungo andare si torna al passato per ricucire quella ferita lasciata aperta da un momento di indicibile paura, ma la coscienza insiste finché non si raggiunge il traguardo della riuscita di quell’operazione che stava sconvolgendo la proprio intimità.» |
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Che bella storia. Sf (Alberto De Matteis)
È una storia bellissima. (Sara Acireale)
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