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«E’ proprio vero, come suol dirsi, che chi concepisce un’idea è "un uomo che cammina sulle spalle dei giganti" . Quando finii di scrivere questa modesta poesia, essa mi fece parzialmente l’impressione di un "déjà vu" . Analizzandola poi più attentamente, notai che il suo inizio e la sua fine sono non molto dissimili da due passi di autori famosi. I primi versi della composizione assomigliano alquanto al concetto espresso da Baudelaire in uno dei suoi "Spleen" ("Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle... ") , e gli ultimi hanno uno stretto rapporto con la conclusione del romanzo "Il nome della rosa" di Umberto Eco ("Cadrò nella divinità silenziosa e disabitata dove non c’è opera né immagine. Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus") . Quando mi resi conto di ciò, ci restai un po’ male, ma poi mi consolai pensando che probabilmente anche Baudelaire ed Eco, consapevolmente o inconsapevolmente, si erano serviti di qualcuno che li aveva preceduti...» |
Inserita il 10/10/2020 |
Tutto diventa, certe volte, grigio,
e non si ha interesse più per niente;
sopra di noi incombe un cielo bigio,
ed il nostro pensiero indifferente
è ai drammi della vita e alle passioni,
alle sorti del prossimo che sfiora
le nostre menti senza più illusioni,
senza il pathos che spesso le addolora.
Sono le prove, forse, che facciamo
per quando noi nel nulla torneremo,
nel mondo da cui niente più vediamo,
dove soltanto un nome morto avremo. |
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complimenti..b. giorno. (emiliapoesie39)
apprezzatissima! ! (Stefana Pieretti)
Complimenti Segnalo poesia. (Francesco Rossi)
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