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La rima non arriva, alcune volte,
ed allora conviene rinunciare
ad essa, e a poesia delle altre svolte
dare, per farla crescere, avanzare.
Le rime sono come dei gioielli
d’affascinanti donne assai esigenti:
se non sono adeguati, alquanto belli,
restarne preferiscono esse esenti.
Buttare si dovrebbero i rimari,
che spingono i poeti a ricercare
rime per versi d’ogni sorta, vari,
ma che solo illusioni sanno dare.
La rima buona sgorga dal cervello,
che si mette in contatto col divino
in un momento unico, suggello
di un pensiero ispirato e sopraffino.
Leggere una poesia con le forzate
rime è incontrare donna assai elegante,
ma con le scarpe che sono spaiate,
vittima dello scherno sull’istante! |
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«Ora forse i rimari non si usano più, ma questa poesia è nata tempo fa sfogliando un mio vecchio vocabolario del dialetto napoletano (di Antonio Salzano, "Edizioni del Giglio", Napoli, 1989) che, in appendice, riporta un rimario dialettale di ben 55 pagine...
P . S . Una mia collega, una volta, arrivò davvero a scuola con le scarpe spaiate!» |
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Che meraviglia! Si legge d’un fiato e diverte! (carla vercelli)
Bella e simpatica poesia, resa ancora (Alberto De Matteis)
più simpatica perché realistica sf. b serata (Alberto De Matteis)
Se non appare come una costruzione artificiosa (Giuseppe Mauro Maschiella)
preferisco le poesie con rime, (Giuseppe Mauro Maschiella)
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