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Giro per casa stamattina
e mi sento un gran scansafatiche:
il letto disfatto,
impolverato
quel ritratto,
mi chiede più attenzioni il gatto,
e, vedendo questo,
mi sento molto insoddisfatto.
Ascolto un po’ di musica alla radio,
come son cambiate le canzoni,
ma anche le emozioni.
Andavano ascoltate con più attenzione
ma penso che, di fondo,
son cambiate proprio le persone.
Uscirò a comprar qualcosa
manca pane, latte, pasta e pomodori,
in fondo son le cose più semplici che mangio,
della tavola imbandita i migliori attori,
in questa commedia che è la vita quotidiana.
Mi avvicino al banco del cassiere,
che fa molto bene il suo dovere.
Mi chiede i soldi
ma non mi guarda in viso
e non mi fa un sorriso.
Ma sarà che io,
uomo vecchio stampo,
non riesco a stare al passo
di questo gran fracasso?
Apro il portafogli e,
con questi pensieri invadenti,
tenendo stretti i denti,
mi rendo conto di aver dimenticato i contanti.
Che paura mi prende all’improvviso,
mi diventa rosso il viso
e guardando il cassiere dico:
mi dispiace,
non per mio volere,
ma non vi posso pagare.
Ho dimenticato i soldi a casa: capirà,
ho la mia veneranda età.
Il cassiere quasi quasi mi comprende,
ma se acconsente,
lui,
non rende!
E mi dice dispiaciuto:
son desolato,
il conto va pagato!
Non ha la carta della banca?
Mi dice con voce stanca.
No, non ce l’ho,
ho solo una misera pensione
e di lasciarla in banca non ho intenzione.
Mi piace vederli i soldi,
sono i sacrifici di una vita di lavoro,
vissuta col dovuto decoro.
Alla fine del discorso,
me poveretto,
son dovuto ritornare al mio tetto
senza companatico, né affetto.
Farò un’altra passeggiata
fino a fine giornata
e riparerò questa dimenticanza.
Ma non mi dispero per questo,
io sono un uomo onesto,
ho ancora le capacità
di donare un sorriso
a chi mi ha deluso
perché vivo delle cose che contano:
amore, rispetto, fedeltà
e tanta tanta dignità. |
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