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«La "damnatio memoriae", come dimostrano le parole, ha un’origine latina: gli antichi Romani cercavano di oscurare le opere di grandi personaggi che si erano opposti a qualche imperatore, a qualche potente dell’epoca. Questa cattiva abitudine non è scomparsa con l’avvento del Cristianesimo, anzi... Si cercò di cancellare dal ricordo, ad esempio, Lucrezio Caro, perché il suo "De rerum natura" si contrapponeva quasi del tutto alla nuova religione, e si edificarono spesso delle chiese laddove avevano sede antichi templi, che venivano distrutti o inglobati nelle nuove strutture (alla fine dell’Ottocento, non potendo fare di più, a Pompei fu costruita la basilica cattolica proprio di faccia agli scavi romani...) E via via, giungendo ai nostri tempi, si sono alquanto sminuiti veri geni solo perché, loro malgrado, operarono in regimi dittatoriali come il nazismo o il fascismo: si vedano i casi del romanziere Céline in Francia, dell’architetto Speer in Germania, del filosofo Gentile in Italia, e la lista sarebbe lunghissima... Io penso invece che il valore dei professionisti, degli artisti sia solo in parte da ricollegare ai periodi storici nei quali costoro vissero, e che vada riconosciuto al di là di essi.» |
Inserita il 23/11/2019 |
Quante genti dabbene, quante menti
grandi rimosse furono da storia,
quando essa mutò, quando, inclementi,
i posteri le tolser da memoria!
Colpevoli non furono di eventi
che alla patria non diedero vittoria,
eppur sono abituali, assai frequenti,
cancellazioni d’ogni loro gloria!
Di un libro scritto almeno un esemplare
però resta, e sarà recuperato
col passare del tempo, a lungo andare.
E a volte di una chiesa dal sagrato
giunge remota voce, secolare,
del tempio ch’era un dì lì edificato. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Il mio concittadino dottor Nino Leone, riferendosi ad Alessandro Cairoli, progettista dell’esemplare rione "Palazzine" di Pomigliano d’Arco, confida a Maria Pace Ottieri (la figlia di Ottiero Ottieri): "E’ incredibile che un architetto della sua levatura e lungimiranza, e così giovane, sia scomparso dalla scena subito dopo la guerra. Si spiega solo con una vera ‘damnatio memoriae’ . La stessa subita dall’altro genio dell’Alfa, Ugo Gobbato" ("Il Vesuvio universale", ed. Einaudi, 2018, pag. 45) . All’ingegner Gobbato fu almeno intitolato lo stadio locale, all’arch. Cairoli un bel niente...» |
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Purtroppo, caro Antonio, può capitare (Alberto De Matteis)
anche questo. Hai fatto tu degna memoria. (Alberto De Matteis)
Un caro saluto sf. Buona serata (Alberto De Matteis)
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