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Noi, che soffriamo senza il mare,
non ci par vero se all’orizzonte
spuntano tre colli e una Cattedrale.
Di mirar dal colle più alto ci vien
l’ansia di sprofondare, che la lingua
più non balbetta, più non si smove.
La corazza Angioina da cintura,
i resti della Normanna corte da
scudieri. Sulle volte di calce bianca
volano spazi Infiniti di tempra
Aragonese, e tra le vie del Borgo
s’aggira l’anima degli Asburgo,
che frivola saluta altezzosa
quella spenta dell’esule Borbone.
M’aggiravo di notte per quelle vie
e d’un tratto m’apparve una Signora,
che mi prese uno spavento da seccarmi
all’improvviso. Ma non scappai.
Mi volsi a Lei e parlai io: «Dove vai,
bella Signora, ch’a quest’ora gira
solo gente strana?». E quella a me: «Non ti
spaventar. Son Sofia imperatrice,
moglie del Re che su Napoli regnò
prima del Savoia. M’aggiro tutte
notti per queste calle, per veder se
Borbone è la tempra dei figli miei.
Vedi. Qui c’è casa di Ludovico, che
narrò le mie gesta e l’Amor mio;
più giù quella di Giovanni, tiranno
che usurpò i diritti altrui. Ma dimmi,
giovane poeta, perché con me non
c’è Francesco mio?». E io lì, fermo che
mi prese di schioppare. Non passò il
tempo d’uno stridìo che Lei se ne
andò senza più fiatare. Al discender per
quella via, mentre verso il Ponte
me n’andavo, una luce s’accese
all’apparir d’una vista nova.
Due anime appese, senza favella,
se ne tornavan sole tre calle più giù
delle Monacelle. È Sofia, con Francesco
di Borbone, ch’abbracciati s’aggiran
fino all’alba per i tetti e le luci di
queste vie. Mi spensi, e caddi io. Così
la mia fronte fu colpita da un fulgore,
di quel bacio senza tempo, s’un Regno
che questa cinta conserva a quell’Amore. |
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«La Poesia, scritta il 1° marzo 2019, si divide in due parti: la prima descrittiva, la seconda dialogante. Il Poeta si trova di notte nel Borgo medievale di Ostuni e incontra le anime di alcuni nobili del passato, tra cui quello della regina Maria Sofia di Napoli, moglie di Francesco II, ultimo re Borbone sul Regno delle Due Sicilie. Evidente è il riferimento nei Versi al Ponte del Pover’uomo, dove vi passò re Ferdinando di Borbone, padre di Franceschiello e suocero di Sofia.» |
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