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Oh fango... oh terra... oh pozze di ombre... oh neve!...
Oh maledetto inverno! Oh inquieto e debile
sospir di raffreddate nare! Oh labbra
di rami che si risvestono! Oh sonno
profondo dell’Esistente che tace!...
Oh cenere leggero dei campi arsi
reduci dall’Autunno, ultimi e prodi
testimoni del mio mosto trascorso!...
Oh orme di piedi pesanti sui vermi
che annegano nella piova che ghiaccia,
e per le ripe! Oh danza di bellette
prese per mano dai pallidi Spiriti
dell’aëre serotino e buio e lugubre!...
Oh quercia che sotto la tua fresca ombra
copri il mio passo! Oh ghirlande di vischio
sacrificate alla fregola insana
della mia Èrato! Oh torsoli di mele
scialbe gettati sui seni di donne
nascoste tra le frasche più selvagge
della Natura che dorme il suo sonno
stagionale!... Oh silenzi pastorali
di greggi- fiocchi- di- neve belanti
verso il mio sguardo allucinato! Oh zolle
timide, tombe degli Iris d’Estate
che l’inchiostro spremettero sui chiassi
delle falene!... Oh amara, putrida acqua
dei paludi ghiacciati, con le tife
un poco emerse, secche da Settembre,
e dalle coppe di Ebe flebilmente
confuse, come fui io per la vendemmia
mendicante menzogne! Oh moribondo
Tramonto, pianto del verno che sdegna
la medesima sua Furia che nevica
blasfemie di cristalli, i quai si sciolgono
immantinente sulle erbe dei primi
boccioli delle viore pudicissime
e caste! Oh duri vaticini: "Oh fiori!
Serbate ancora il sacro e quieto Imene
della terra!"... Oh piccine rane, strette
in viventi sepolcri sotto i solchi
delle risaïe! Oh nidi dimèntichi
sotto le travi dei vecchi cascini
dove le rondini hanno tessuto
i cari miei ricoveri adorati
di paglia!... Oh Inquieto, che ovunque celi
il tuo impinguato corpo, maschio braccio
distillatore di ansie e d’ogni cura...
che rodi... che consumi... che deprechi...
in corone di gelide bestemme
di chiassoso silenzio, sui Rosari
in vêr l’ora dell’Ave! Oh Inquieto, Mostro
che la forzuta clava a me minacci
nel meriggio che muore, come un prode
svergognato bramoso di virile
Vendetta!... Oh tu! Tempesta crudele
e sonnolenta di morbi di un’Anima
che impazzisce nel vacuo delle nubi
che nèvicano, la Luna spezzando
in tanti spegli di un Sole ora assente...
ora timido!... Oh Inquieto! Oh inverno! Oh fanghi!...
Lascia che qui ripeta... oh voi, lasciatemi
che vi ridica: oh Inquieto! Oh inverno! Oh fanghi!...
Lasciate che la mia Anima qui vaghi,
libera... bella... stordita e forse calma
in un anelito estremo di Vita...
che io solletichi lieto queste calde
dita... alle mie congiungendole in labbra
di baci... queste dita della mia Èrato...
queste spogliate mani del mio Sogno! | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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