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La verecondia alberga pria nel Prince;
ella Lo ispira nell’omaggio, in via;
Egli è si, il Sommo, ed ella, da Lui, scia
lattea, qual velo che lei, sposa, avvince.
Cantai a le corti di occitan province
la cortesia del Chiostro in Signoria;
nota dal Sire in lei è cortesia,
luce dall’oro del Visìr vicin c’è.
Lume il Cospetto del bel Re soave,
Luna frescura spiritual, comanda;
madonna grazia dal Reame in Lui dà;
Giglio sublime, in sé, le essenze have,
all’infinito, ed Ei bontà tramanda,
monili e gioie, al Dir Suo: "Sia"-e sa...
...umiltà in Lui è mite, veneranda. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Il Signore primevo è discreto, schivo, riguardoso, ed ella, da Lui, trae le virtù di soavità, quale irradiazione dall’Astro lunare. I poeti giovanetti sugli splendori celesti delle cerchie angeliche trasalgono in catarsi sublimante per la remissività e la mitezza delle umilissime, claustrali, mantellate. Esso compaiono loro come purissime nell’anno nono ma di un’età eterna, e trasmettono, da Lui Re, visioni ed ossequio riverente; lagrime, voce soffocata, vortice, profumi ineffabili.» |
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