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La treccia è lavata sul pallido seno che sogna.
Oh giovinetta! oh donna! per poco ne attendi il tuo amante!...
Attendi il suo passo, singhiozzo nel vento di sabbia...
attendi le ombre sue, che là il sicomoro riflette...
attendi il suo braccio di maschia possanza d’ardore;
attendi il suo giuro di nozze vicine o lontane!
Allor i tuoi frequenti sospiri d’attesa e i tuoi palpiti
le vergini forme commuovono; e l’ermo d’intorno
lento riporta un’ombra. Desidera darti i suoi balsami,
versarli di Notte sul corpo che spogli nascosto,
sul velo che togli mostrando lo sguardo impaurito,
sul tuo labbro che vuole - un bacio d’Amore e di gioia.
Ripeti le parole del dolce verone di Dàvid...
Di Betsabea rimembri la femmina audacia, il pudore.
Vien Notte! Tace l’eremo. Sovvengono canti di pecore,
di legni scagliati nel fondo de’ i pozzi di pietra.
Un’ombra ritorna - un velo dal Tempio devoto,
dice una prece e mormora... cavalca le dune e svanisce.
L’amante è lungi ancora. La donna si mette le mani
su’ fianchi, accenna un ballo ridente, soffrente di speme.
Accenna un sorriso che spento ne sembra; e dispera.
Accenna questo tempo che passa veloce d’oblio.
Ma quando la fanciulla si volge dal speglio crudele
che specchia il suo vano sembiante di fango, di cenere,
ecco! vi sono due ale di luce profonda confuse...
un’ombra... uno spettro di nebbie d’Arabia fatal.
"Non sono un Sogno! aspetta!" proclama quel guardo celeste
"senti il tuo cuor che dice - è meco il Signore del Cielo!
Senti, fanciulla bella! - un’ombra ti copre il sembiante,
solletica il seno che vesti di casti velluti...
solletica il labbro non pago di baci primieri...
e solletica l’occhio che scruta ne’ Sogni lontani!
Quest’ombra ti vuole far madre d’un Bimbo divino!...
L’Anima tua magnifica - infatti il Signore possente!"... | |
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