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Quando Cesare arriverà pagherò il fio
dei morti trucidati, dei tranelli
truculenti, empi atti ingiustificati;
pagherò e sarò annientato. E non è questo
forse uno scherzo di Natura? Ammazzato
così, sarò da un uomo altrettanto spietato. Così,
così si compie il fato. Ma se un cielo, se un cielo
esiste davvero
pur lui sarà braccato, stanato, ammazzato
disonorato e perso. O forse penso
questo soltanto perché io sono perduto. Forse
allora in nulla ha parte il destino
in questa mia fine, nulla
è stato stabilito. Lui ha vinto
io sono finito. L’imperàtor
continuerà a prosperare
e avrà vita felice, ed ogni macchia
di sangue Roma, il mondo,
la sapranno perdonare.
Poi la morte, la morte lo verrà a catturare
e lo troverà felice. Me mesto
la morte sta per afferrare. Pure il cielo
mi si spalanca, uscito dalla grotta, e forse
non è forse pur vero che la morte
a lui dorrà lo stesso?
Pur vero? Stelle di Spagna, io resto
un punto sull’Oceano della storia, appena accennato
e già lo scuro fondo m’ha mangiato
brandello dopo brandello, traccia quasi
di Pompeo non ha lasciato. A Cesare questo
non dovrà pur avvenire, di soffrire,
non soffrirà lui, stelle? Stelle! In alto levato
vedo il suo volto, imperituro già avviato
già deturpa questa volta del cielo
che è bellissima, già lì avviato ride
e ride, e il suo sangue via, via
è già stato lavato. Stelle!
Ditemi che soffrirà, che soffrirà, che il cielo
da lui, oltre lui resterà immacolato.
Stelle, ditemi: in terra, davvero
può il male restare impunito?
Stelle del cielo di Spagna
sparirò con onta, l’ho capito.
Ma il cielo esiste, esiste il cielo! Il Magno
non resterà impunito.
E come può, come può il male essere vero
se ci sono stelle in cielo? | |
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