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In piena Notte e tra le nebbie è un uomo
cieco. Vedi la benda sopra i suoi occhi?...
Oh Federico! Atòmo
egli è. Fango di sciocchi!
Terra illusa che irride e ti schernisce
è il suo pallor che la pupilla offerse.
Ma più non lo ferisce
il buio dove s’immerse.
Oh Federico! Com’è aspra or la Notte!
Come le tenebre offendono il cieco!
Urla che vanno a frotte,
dondolando nell’eco.
E la pia cattedrale sta deserta,
fatta di pietra rovinata e grezza.
La porta giace aperta,
dal vento che vi olezza;
e al posto del Crocifisso sta un lino
che in sull’altar dimostra un’ombra cruda:
fatta col carboncino
una fanciulla ignuda.
Entra il viandante, ed esce e non sa dove.
Due Angioli fanno lode a spenta nube,
là, dove ora si muove
quell’ammaliante pube.
E sempre nella Notte il cieco vaga,
lento... lento cammina ma è sicuro.
Del giorno non s’appaga,
ma nemmen dell’Oscuro.
In mano non ha il possente bastone,
a sorreggersi; né ha fioca lanterna.
Eppur non va a tentone,
par che d’intorno ei scerna.
Ma nel villaggio ormai è vuota la piazza,
e il gotico campanil sta cadente.
V’è solo una ragazza
per la via seducente.
Oh come mesta! Con il suo ventaglio!
Con le sue vesti schiuse, oh com’è triste!
Pur forte nello sbaglio
di veneree conquiste.
"Se vuoi piacer, oh viandante, un po’ d’argento!
Andiamo nel giardin del cimitero.
Mi denuderò al vento
per te che vedi nero!".
"Ascolta!" dice il vecchio vagabondo:
"Chi stai cercando, colà, tra le tombe?
L’amante furibondo,
o i vôl delle colombe?".
E intanto la Gargolla dal suo Tempio
le bestemme canticchia del mercato.
Dei Cieli fa uno scempio,
un inno intesse al Fato.
"Che cerco? Il sai: desio un bacio al mio seno,
che mi possa scaldar questa Notte atra.
Son l’ultimo Veleno
d’una stirpe idolatra.
Sono il fuoco che brucia idilli e ninfe,
la fiamma che arde la debil mia carne.
Che io sia tra le tue grinfe,
di me non so che farne"
dice la donna: "e tu chi sei, oh meschino?".
"D’un Oltre- Dio qui son Profeta e Gioia!
Libero dal Destino!
Libero dalla noia!".
"Fai ridere! Sei buffo!... Tu sei cieco;
eppur cammini come se vedessi!
Qual è il trucco? T’impreco!
ché un trucco in te vi lessi".
"Ascolta, oh donna, l’annunzio degli orbi!
In questo tuo villaggio che fia morto
dico tra’ i vespri torvi:
guardalo!... Dio è risorto!". |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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