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Autunno, mi darai forse un dì questo poco di Ebe
a dissetàr la noia?...
No! non sarà mai vino, o mosto, o Sogno
colui che riempie il nappo che trabocca.
No! non sarà l’ardore, il cuòr, la Gioia,
d’un bacio il sibilàr che lento schiocca...
non sarà mai, perché è soltanto un Sogno.
No! non sarà che un gaudio mi versa Ebe,
poi ché la Notte inghiotte nel suo mare
l’affogato momento, ora di vìvere,
e di sognare.
Autunno, mi darai forse un dì questo poco di Ebe
a dissetàr la noia?...
Ebe! Ebe! Corre saltellando ovunque
ma non si degna di riempìrmi il càlice.
Ebe! Ebe! Corre danzando e plaudendo.
Dove va? Dove va? A dimenticarmi,
forse, ahi! maledizione dell’Autunno!
E vièn la Notte: inghiotte nel suo mare
l’affogato moment, ora di vìvere,
e di sognare.
Autunno, mi darai forse un dì questo poco di Ebe
a dissetàr la noia?...
Mi darai un sorso di allegrezza e Gioia?
Ma non è l’ora, la Notte, di vìvere,
e di sognare.
Come un nàufrago brama un quieto approdo,
la trambasciata prua lasciando all’onde,
così d’avveràr i Sogni io mi rodo,
e del Destìn disfido ire profonde.
Ma intorno ho sol dell’ombre vagabonde,
e nel vagàr sfaticato e sfinito,
così mi tarda l’osservàr d’un lito;
e vièn sì forte la possa del mare.
Autunno, mi darai forse un dì questo poco di Ebe
a dissetàr la noia?...
Còlmami, Dea, oh Coppiera, di tua Gioia!
Ma non è l’ora, la Notte, di vìvere
e di sognare. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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