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Ricorda, un dì l’Inquieto era feroce,
crudèl, furente Inquieto... orrendo Fato...
Fato di Morte;
e nulla al cuòr ti piaceva seduto
a’ i lidi della tua Africa; e gridando
e gemendo, infiniti giorni andavi
a supplicàr piacèr, e gioie, ed ebrezza,
e Vanità...
Ricorda, gli occhi silenti e i rimpròveri
del labbro che appena nascesti un dì
per primo ti baciò...
occhi piangenti, onde non comprendesti
quel pianto atroce.
Ricorda, i teatri... le terme... tuo padre
che felice era nel saperti pago
d’ogni liquore di sensi e di carne,
che gli Dei antichi e caduti adorava,
te ei costringendo quasi al loro inganno,
e a’ i lor fantasmi,
e a’ i loro altari
di voluttà.
Ricorda, le ombre tièpide e serene
e dolci e ardite del ròmito pero...
e sotto queste, ricorda! i baccanti
tuoi compari... il ridente acceso chiasso
d’un crìmine insensato...
Perché l’hai fatto?...
Ricorda, avevi forse fame, oh mìsero?...
E la Notte ti vide, e ti dannava,
ti maledisse nel suo Regno oscuro...
ella, la Notte... Notte senza Luna,
ribelle al Sole... Notte sì profonda
e perenne... furiosa Notte e àvida
di vìttime... crudèl... fatàl Tramonto
d’ogni sognata aurora...
Ricorda questa Notte!... Notte eterna
di finti ardori e menzognere larve...
Notte in cui il cuore brinda alla Dea Venere...
e si perde... e si perde...
ed è lontano il giorno!
Ricorda, l’irrequieta noia... e sconforto
dianzi a’ le màschere...
Recitàr!... Sì, recitàr... e non èssere
se stesso... fìngere, e adulare, e illùdere,
e privàrsi del Vero...
èsser non altro che un’ombra di Eurìpide,
che il plauso osceno d’un pòpolo stolto...
che un assetato di muta sapienza
antica! Recitàr...
e pèrdersi per sempre!...
Ricorda, l’ansie tue dianzi a’ le vane
forme di concubine e giòvin donne...
il volto adulto d’un figlio mai stretto
al petto tuo
quand’era in fasce e volea forse un padre...
Ricorda, e piangi!
No... oltre il Tramonto non v’è Notte...
non v’è la tomba... non vi son gli Dei...
e scruti l’orizzonte!
Oh, Qualcosa sublime! Oh mio Qualcosa!
per cui l’umano verbo nulla può
dìr co’ i lìmiti suoi...
Qualcosa eterno e bello e portentoso
e buono! Arcàn più forte d’ogni senso,
e ogni piacèr!...
Ascolta quel bambìn che in te si asconde,
ascolta e apri quel Libro! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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