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C’era una volta, tanti anni fa,
un piccolo uomo che nome non ha.
Aveva per scarpe suole di carta
e mani ricolme di povertà.
Vagava smarrito fra le civiltà
implorando umilmente la carità.
Quando giungeva in una città
la gente impaurita fuggiva più in là
e il piccolo uomo, tra lacrime e prece,
tendeva i suoi palmi in segno di pace.
Ecco che un giorno, uno fra i tanti,
una piccola stella lo vide laggiù:
in un angolo buio della città
s’era nascosto dalla viltà.
La piccola stella, mossa a pietà,
chiese alla madre: «Che cosa accadrà?»
Ella la strinse nella sua scia
e un pulviscolo d’oro nell’aria volò.
Tale trambusto la cometa destò
che si sporse stupita e la terra osservò.
Nel vedere il dolore del piccolo uomo
pensò di aiutarlo lei da lassù;
nel toccare la terra la sua forma mutò
e in una piccola donna si trasformò:
aveva le scarpe con suole di carta,
e per abito un lungo mantello di foglie.
Quando al buon uomo s’avvicinò
questi la vide e sorpreso si alzò
e per darle calore accese un falò.
La stella, di fronte a tanta beltà,
con gioia svelò la sua verità
e ricompensando la sua grande virtù
si tolse il mantello e l’avvolse ancor più.
Il piccolo uomo di luce brillò
e per un momento s’addormentò.
Quando la luce del giorno tornò
in un piccolo stagno il viso lavò
e quando si vide nell’acqua riflesso
con le mani a mezz’aria il buon uomo restò:
un bel cavaliere, un mantello di seta
e riccioli d’oro a scender sul cuore.
Ah, che stupore per le città!
Ognuno voleva che passasse di là
offrendogli in cambio ogni preziosità.
Ma il piccolo uomo che di stracci era stato
non poteva di certo scordare il passato.
La bella cometa l’aveva cambiato
e tutto il suo amore andava donato.
Così che ancor oggi le stelle lassù
osservano fiere il bel cavaliere
che negli anfratti delle civiltà
si aggira cercando le altrui beltà
e quando s’avvede di suole di carta
e mani ricolme di povertà
apre il mantello con umiltà
donando l’amore e la carità. | |
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