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| Oh, ranni Panchina
’a storia di Capo d’Orlando
cu tia camina.
Comu ‘nu bravu surdatu
lu Paisi spissu à jutatu.
Nivi, friddu, ventu,
a travagghiari ogni mumentu.
‘Na midagghia avissi miritatu,
ma lu rispettu
di la genti à guadagnatu.
Si sapissi parrari,
tanti stori putissi cuntari.
Di lu vecchiareddu affaticatu,
chi da tia cunfortu avia truvatu...
Di la carusedda muvimintata
chi pi ‘na giostra t’avia scanciata.
Di li tanti ‘nnamurati
supra a tia sdraiati:
Discursi ‘nfucati, longhi vasati.
occhi ‘ncantati,
stori recenti o ricordi passati.
Da la ragiuni spaziu o sintimentu,
puru si di cimentu
lu to cori forti sentu. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«O grande panchina, la storia di Capo d’Orlando con te cammina. Come un bravo soldato il tuo paese spsso hai aiutato. Neve, freddo, vento a lavorare ogni momento... Una medaglia avresti meritato ma il rispetto della gente hai guadagnato. Se sapessi parlare tante le storie che potresti raccontare. Dal vecchietto affiticato che da te conforto aveva trovato. Dalla ragazzina movimentata che per una giostra ti aveva scambiata o dei tanti innamorati su di te sdraiati: discorsi infuocati, lunghi baci, occhi incantati, racconti recenti o passati. La ragione lascia spazio al sentimento...» |
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