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♦ Marina Demelas | |
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| Un tempo suonai
la mia voce notturna e partorii albe vive nei passi.
Sparsi estati d’amore in un giorno di vento e
scrissi le stelle sulle strade
sulle finestre
sulla riva del mare
sui sassi
sugli alberi.
Imparai anche a contare i pianti
affollati sul petto mutilato.
Poi aspettai sulla scala della vita
la qualsiasi cosa simile all’immenso.
Passanti sfiorarono la traccia dell’acqua.
Quasi a nessuno di loro concessi di oltrepassare la nebbia.
Poche impronte arrivarono ad allacciarsi
al viaggio della musica.
Chi mi offrì una rosa, ma non riuscì a sfiorare
una sola nota del mio silenzio
e chi mi offrì una rete di giorni
ma riuscì solo ad accendersi nel suo fuoco.
L’inverno non finì e nessuno
riuscì davvero a vedermi e a sentirmi.
Mi trasformai lentamente in una nota sorda,
addormentata sotto le pietre dure di un mare scuro.
“Volo improvviso sul
viaggio freddo della mia musica,
adesso tu mi chiedi di avvolgere
quello che manca sulle tue labbra.
Non riesco più a muovermi,
ma tu resta vicino e scaldami.
Domani, forse, l’inverno sarà finito
ed io ti scriverò l’amore.” |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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