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| Oggi ho contemplato il mio cadavere
ed ho parlato con la Morte
che rivendicava il suo frutto.
Esso è là, disteso, immobile,
rigido come il sepolcro marmoreo
che lo accoglierà.
Ecco...
La Morte mi invita
a considerare l'epilogo necessario.
Chirone chiede agli Dei
di esser privato della sua immortalità,
per il piacere del riposo eterno,
per riporre tutte le angosce della carne.
- Perché mi temi? - Essa mi dice -
Temi forse di vederti freddo,
insensibile compagno dei vermi
che faranno più profonde le tue orbite?
Ma tu non ci sarai in quel momento,
poiché ciò che era della terra
è ridato ad essa,
ed al cielo il suo.
Io sono necessaria, come la Vita.
La mia falce livella tutte le erbe,
ed il teschio del despota vale
quanto quello dello schiavo.
Li faccio sedere allo stesso livello,
affinché i vivi pensino
che il bagliore di una corona su una testa di morto,
riluccichi quanto una fronte imperlata dal sudore.
Quando sei nato,
e la Vita ti accoglieva in grembo piangevi,
e più tardi sorridevi.
Piangi pure se vuoi adesso,
ma perché non più sorridere o ridere?
Io non ti tolgo e non ti do
più di quanto hai avuto dal primo risveglio.
Come vedi,
ciò che ti diede la Vita,
vien reso a me Morte.
Il tuo ciclo si è concluso
ed io stendo la mano a raccogliere
ciò che è caduto dall'altra mano,
nulla più.
Morto il fiore,
pensi che esso si rammarichi
che non vi siano più fiori?
Giammai!
Poiché esso è consapevole
di aver allietato coi suoi colori e profumi,
di esser stato baciato dal sole.
Così è, così dev'essere, così sarà.
Per la tua mente e pensiero
non vi è alternativa!
Perciò amami,
come hai amato le cose del mondo
e non avrai angosce
quando io ti bacerò.
- Orbene,
io ti cedo il mio cadavere,
poiché così dev'essere.
Ma aspetta... prima di portarmi via,
concedimi di sapere
dove mi condurrai...
Lascia che ti copra col mio ampio mantello
e lo saprai... |
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