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| Non c'è retorica, la notte,
la notte mi ha svelato la bellezza.
M'ha un attimo di notte disvelato
l'umana arte e prodezza.
Di notte
per l'umano operato
ho provato
un attimo di ebbrezza.
La stranezza
è che vidi più volte
in passato
senza guardare quel che notte, la notte
con fermezza
mi ha rivelato.
Santa Maria Maggiore
sul nero si stagliava,
unica con candore
sul buio torreggiava.
S'abbassi il Laterano
ch'a fulger chiede il sole,
si chini il Vaticano
che di giorno ha più onore.
Soltanto la notte richiedeva
Santa Maria Maggiore
perché più lontano
di tutte lor splendesse il suo splendore.
Roma candida
di marmo antico,
Roma sordida,
del caos che ti è amico
nella notte tua torbida
nell'anfratto che pare nemico
vieppiù splendida
ti mostri, e certo lo dico,
con la tua figlia candida,
splendida
al marmo di candore antico.
Roma, che di subitaneo splendore
mi dici che l'uomo può più di Natura,
Roma, arte umana può aver più valore
della montagna imperitura?
Notte, mia notte che da sempre dura
di splendor tuo e col tuo splendore
di rispondermi già ti dai cura.
Notte, tu elevi all'eterno candore
le bianche, vermiglie, da te aperte mura
di umano ed eterno e immediato splendore
di Santa Maria Maggiore. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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