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Con una foglia appena caduta
coprivi la mano d'orrore insanguinata,
con la convinzione del giusto fare eri partito,
con l'anima dannata e spezzata tornasti a casa
tra ricordi e ideali lontani più di mille miglia.
A stento potevi guardare l'immagine tua riflessa,
anche l'acqua davanti a te, incredula, si spezzava,
non eri più figlio dell'essenza che profumava l'aria,
ogni benedetto mattino in quel bosco simbolo di vita,
dove sentivi la purezza e la pace del candido esistere.
Pregavi che le nuvole calassero per nascondere
l'odio e il male dell'uomo impuro, vittima e carnefice,
pregavi che la pioggia lavasse il sangue e la violenza,
per allontar da te l'immagine della mano che cancellava
il sacro di una vita nata nell'immensità di un istante.
Inutile fu la tua preghiera, anche il vento non sparse la sua musica,
v'era un silenzio di morte, di attesa, come se tutto avesse una fine,
in quello sguardo e supplica di colui che nemico tu chiamasti
quando il fucile cantò la sua vittoria sulla povertà delle bugie terrene;
ti copristi di foglie immaginando che la terra cancellasse la disperazione
di un uomo che più uomo non era, solo uno spettro in preda alla follia. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«"Solo uno spettro in preda alla follia"» |
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