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| “Ora so perché mi sono ammalata.
È stato questo vento così freddo sulle mie ferite"
Non c'era sorte...
da sola nelle questioni della vita.
Nessuno a prenderti veramente per mano.
Tutti pronti ad accarezzare il viso,
ma nessuno decideva di starti veramente accanto.
Tutti certi di volerti bene ma sempre così lontani.
Perché non capite che non basta un corpo di fronte
per non essere soli.
Bisogna sentire il cuore che passeggia con il sole,
gli occhi che viaggiano nell'azzurro del cielo,
l'animo leggero come un antico coro
che non smette di mescolarsi nelle note dolci
delle ore finalmente diverse.
Bisogna vederla chiara una mano tesa
ogni volta che il giorno decide di toglierti un sorriso.
E bisogna sentire forte un abbraccio dolce e silenzioso
ogni volta che non ci si regge in piedi.
E sentire sempre più forte una fiamma sempre accesa
che non ti faccia sentire freddo anche se fuori è pieno inverno.
Tanto tempo fa il mio sguardo brillava sempre
come se fosse un faro a incoraggiarmi di camminare
senza fermarmi mai. E sapete sulla mia pelle
si fermava sempre il grido della pioggia. Ma
io non mi fermavo mai. Oggi, invece, è così diverso.
Sto ferma sulla riva in attesa che l'oceano
mi porti per sempre via.
Una volta -invece- la musica non smetteva di suonare
nell'immobilità del giorno.
E mi guardavo sempre attorno.
Come se aspettassi sempre qualcuno per dare fiato al mattino.
E aspettavo e aspettavo, ma la gente
che bussava alla mia porta
non portava mai quel mazzo di rose
così preciso nella mente
che prendeva in custodia il cuore fragile
dentro le cellule silenziose dell'universo.
“Ed oggi so perché mi sono ammalata.
Porto i lividi marcati sulle ossa.
A volte sono così trasparenti anche ad occhio nudo.
Scordatevelo che questa sia poesia.
In fondo è visibile che non sto al centro del mondo.
Sto ai margini appena con una parola e con un flebile sorriso.
Come se volessi subito scappare via dal più piccolo rumore.
Questa è la mia anima mescolata col sangue delle mie mille ferite.
E non sento più nulla. Neanche più te, oh mio Dio.
Tu eri l'unico che veniva a trovarmi nelle mie notti più disperate.
Perché non sento più neanche le tue carezze?
Perché mi hai abbandonato in questa terra di dolore
dove tutto ciò che mi resta
è questo vento freddo sulle mie ferite.” |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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