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Ci fu un tempo
in cui tu fosti mio amico,
amato corridoio,
con nostalgia lo dico,
e ora ogni scusa accampo,
o mio compagno antico,
se ingrato
ti ho abbandonato e dico:
non fui un buon amico.
Un tempo nel tuo abbraccio
vagavo da bambino
senza una meta, saggio
il tuo silenzio al primo
evento che diruppe assiso in te nella mia mente
ed altri ed altri ancora e vite nuove e vite spente,
e nuovi personaggi e nuove storie si accalcavano
nel mio cervello in volo assieme a me chiasso facevano;
tu silente
e i tuoi muri m’accoglievano.
Spesso, così cantando,
corridoio di casa, t’ho amato.
Spesso, sì in te vagando
cose splendide io ho immaginato
con te, ma a te, pur pensando
mai nessuna cura ho dedicato.
Mai un pensier pensando,
mai un canto cantato.
Ed or t’ho lasciato.
Mio corridoio io ti vedo ma il tempo via è andato.
Il tempo occupato
la noia che un tempo io amavo ha così soppiantato.
In te son passato
ancora ed ancora più volte ma mai ti ho pensato
ma ora, mio corridoio
che a poetare ho iniziato;
ora, mio corridoio,
ti ho riguardato.
Quanto acerbo il mio canto d’adesso
rispetto a quel che in te ho intonato!
Quanto il canto bambino è diverso,
più semplice eppur più ispirato!
Quanto è artificioso il mio verso,
quanto falso ora che t’ho lasciato!
Per questo, ora, a te io riverso
richiedo un aiuto.
Ma egoista è il fine è perverso
e troppo
io sono cambiato.
Gioverà riguardarmi sì indietro?
Giocherò ancor tra i muri? Mistero.
Mio corridoio, mio sciolto pensiero,
libero e sincero,
avessi trascritto ai bei tempi
il canto più vero! | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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