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| Sempre il luogo natio
ha una bella dote,
tu ci trovi il meglio
e non vedi troppe offese.
Il poggio arioso
che si offre al bacio del sole,
la natura e la storia
si riuniscono in questo polmone.
I natali in quel di Paesante,
i primi vagiti a mezza costa
fra il bosco antico
e la golena del torrente:
l'Egola arzillo e irrequieto
che invadeva a brutto muso.
Ricordi di un epoca
dove il tempo aveva un'altra misura,
ora che tutto sfugge di mano
sempre in corsa per ogni guaio,
ti vedo o mio territorio
sempre alquanto trafelato.
Col mio occhio campagnolo
ti ho visto lontano San Miniato,
dopo poco più di un lustro
sempre il piano ho pesticciato.
Il Boom degli anni 60
tanta gente ha trasformato
e la mia famiglia come tante
in quel marasma s'è gettata.
Non colletti bianchi dell'ufficio
ma la fabbrica fra pelle e tannino,
poi ho conosciuto il cromo e il vegetale
e a quell'università ho preso lezione.
Tu vecchio colle mi sei sempre stato nel cuore
in quella sensazione d'odio e amore,
perché ti vedevo lontano dalla mi visione
e il tempo ha cementato quella barriera,
e l'amor per l'arte e la parola bella
mi ha seguito sempre fin là in golena.
Ma tu vecchio colle rimani
la mia incompiuta, quando pesticcio
fra le tue pietre, le chiese, la Rocca e l'arte,
c'è qualcosa che mi coinvolge
e mi attira alla visione,
come sarebbe stato bello stare un po' con te:
invece che là nella concia, in prigione
fra allarmi, alluvione e male- odore.
Quando posso ti osservo da lontano
nella passeggiata lungo il piano,
poi ogni tanto mi presento
così fiero e contento, ma l'oggi
trafelato mi mette un'altra maschera
e nel dovere l'anima è più dura.
Ormai dieci lustri son passati
e vicino all'Arno ho messo barba,
in questo borghetto golena- rio
ho sviluppato la mia storia
e con grinta or sventolo questa bandiera,
deluso solo dall'inciviltà lungo la sponda
e dallo scempio di quei pachidermi affranti.
Io son uomo di misura e senno
ma se mi umiliano la natura
sfodero sempre la spada,
lei è nostra mamma e tramanda la storia.
Quindi non volermene vecchio colle
tu che tieni il centro di potere
e hai visto della vita tanta scena:
l'aria per l'ossigeno non è solo vetrina.
Domani ... cosa sarà domani,
intanto io ti guardo e vivo il tuo contesto
sono un pendolare che non prende il treno
e mi sento sempre a casa
e quando arrivo allo Sperone:
alzo gli occhi lì in alto e mi immagino la scena
e rivedo Giancarlo Pajetta e quel 53,
sotto un popolo vario di paesani
e campagnoli uniti, pronti alla lotta... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Le mie impressioni di vita, un punto fermo dell'oggi con i ricordi di ieri sulla mia terra.» |
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