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Succeti ca no' ssimu cchiù cuntienti
t'li cosi ca tinimu e ddo' vivimu,
ccussì 'nu bbellu giurnu dicitimu
ti pàrtiri e ti pigghiari atri vienti.
E sciamu a tuttivanni, però nienti
acchiamu e scunzulati ni sintimu.
Tutti li cosi nuevi ca vitimu
ni fannu sènti' 'ncora cchiù scuntienti.
Ci pi lu munnu sciamu sempri 'n giru
e no' truvamu mai 'nu bbeddu nitu,
hamà ssapì' ca è l'ora t'lu ritiru.
Lu paisi nueshtru, ci no' hamù capitu,
è ddo' sintimu 'ncora lu rispiru
ti ci ni feci assì' lu primu critu.
Traduzione
Il nostro paese
Capita di non esser più contenti
delle cose che abbiamo e di dove viviamo,
così un bel giorno decidiamo
di partire e di prendere altre strade.
E andiamo dappertutto, però niente
troviamo e sconsolati ci sentiamo.
Tutte le cose nuove che vediamo
ci fanno sentir ancora più scontenti.
Se per il mondo andiamo sempre in giro
e non troviamo mai un bel nido,
dobbiam saper che è l'ora del rientro.
Il nostro paese, se non abbiam capito,
è dove sentiamo ancora il respiro
di chi ci fece emetter il primo grido. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABBA/ABBA, CDC/DCD.» |
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