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Chianti di fichi dori e gelsumini,
rallegranu rangheghj ancura virdi,
e para cą dormunu int fogghj,
ciangia calipsu da la siti,
li gelsi avvascianu li fogghj.
Arzilli ficandiani russi e jianchi,
riparanu i chianti do sciroccu,
scindano gabbiani int i dirupi,
strillanu runduni e palumbelli,
s'ammuccianu po caddu,
inta li mura vecchi e li timpuni.
Ciavuli spaventanu la genti,
cu striduli canti e urli sinistrusi,
gucchiazzi e cuculi reali,
cantanu lu sonnu di la genti,
gaghj cazzuni chi perdiru l'ura,
cantanu matina gią che sira.
Fannu di sta terra misteriosa,
li genti si spagnanu camora,
li vidi allampati e nvidiusi,
dispettosi e stanchi,
comu la genti chi non vo sentiri,
cundannandu la genti di sta terra amara.
Piante di fichi dori, e gelsomini,
rallegrano le piccole arance verdi,
sembra che dormono nelle foglie,
piange il calipso dalla sete,
i gelsi abbassano le foglie.
Arzilli fichi dindia rossi e bianchi,
riparano le piante dallo scirocco,
scendono gabbiani nei dirupi,
strillano rondoni e rondinelle,
cercando frescura fra le siepi.
Dentro le mura vecchie e rupi,
ciavoli spaventano la gente,
galli che hanno perso il tempo,
cantano la mattina quando č sera,
facendone una terra misteriosa.
La gente impaurita ancora,
turisti e saraceni ancora,
sprezzante sorda la gente,
che, non vuol sentire,
condanna la mia terra amara. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Come un corvo, canto il destino, di una terra, una volta chiamata, Magna Grecia.
Niki707-
Massa 22082006
Costa ionica.» |
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