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Dio che maneggia poderoso terre e mari,
in uno scenario da Pangea preistorica,
sollevò due isole identiche dagli abissi
e popolò le loro superfici di uomini pari;
nel corpo bipede e nella statura armonica,
abili a guardarsi in viso cogli occhi fissi.
Ma la mano divina si ferma alla creatura finita,
poi spetta all'istinto proseguir dopo l'esordio;
ed è difficile saper come guiderà il neonato;
la bontà arriva quando la cattiveria è salita
già alle vene cerebrali, inibendo il consorzio
di giustizia e carità da infondere all'iniziato.
S'ebbero così due isole agli antipodi, diverse
per com'eran gli abitanti e non sol la geografia;
un oceano di centomila chilometri le separava,
un oceano d'un milione di questioni controverse
infiammava l'isola la cui quiete era più restia,
mentre nell'altra tutt'altro equilibrio regnava.
Sulla prima ci si dilaniava per un petalo in più
s'un fiore o per la foglia troppo lunga d'una felce;
il fuoco dell'odio covava in quei cuori marmorei,
con l'esito d'una terra incolta, maggesi in sovrappiù,
boschi putrescenti, grano già maturo per la falce
non raccolto, siepi pungenti e marciumi arborei.
Sulla seconda si respirava un clima di serenità:
colture di meloni profumati e splendidi giardini,
chiome di faggi pettinate e magnolie rigogliose;
si mesceva negli animi il canto della solidarietà,
grazie al quale sorgevan bonifiche e piantagioni,
e si teneva pulito un limpido mar d'onde maestose.
Ma un colpo di scena l'umano ardor presentò:
ecco gli uomini savi, su veloci canoe di palma,
valicar la distanza che li separa dai simili feroci;
l'istintivo desiderio di conoscerli li conquistò...
poi seguirà un'istruzione all'impegno e alla calma,
forse faran sani operatori di quelle bestie atroci. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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