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Tremano allo zefiro sui rami
le stanche foglie ormai avvizzite,
si staccano poi e fra eteree spire
e lugubre mugghio cadono al suolo.
Il crudele vento d'autunno
le porta lontano dalla pianta,
le scuote, le accumula o le svia
e alle gelide aure invernali
le disperde senza lasciar traccia.
I freddi uccelli con brevi voli la
distesa di grigie brume corrono
e con cinguettii e canti d'amore
cacciano le rade mosche e gli insetti
che l'inverno non ha ancora vinto.
Il cielo muta d'aspetto.
Scende calma la candida neve,
i fiocchi insonni all'aria ondeggiano
e si posano, soffice e calda coltre,
sul mondo. Le case variopinte
la morbida ovatta ricopre e gonfia
come grandi vele alla marina
e gli scheletri dei nodosi alberi
imbianca e trasforma in marmorei
fantasmi dalle cento e più braccia.
Il contadino al focolare asside
i cari figli e l’amata sposa
mentre pensoso lo sguardo aguzza
tra la finestra sulle nivee zolle
e sogna il germogliar del seme.
Intanto la neve si scioglie al tepore
del pallido sole primaverile e tremulo
e mutasi in acqua cristallina che,
ruscello eterno, sulla terra spande.
Giunge, quale anelito di giovinezza
la primavera capricciosa e ricca;
le gemme preziose ai rami,
gli uccelli tornano ai nidi antichi
e, fragili, per l'infinito azzurro
sfrecciano veloci, sicuri, di trilli
riempiono l'aria e di nuova gioia.
Muoiono le scintille nei camini,
gai riprendono per le vie i giochi.
Sotto le grondaie le nere rondini
nuova l'usata cova fanno e
s'ode il lieto garrire dei nati.
Gioioso il campagnolo i campi mira
e il verde grano in gialle distese
al caldo sole che dardeggia
nello spoglio cielo estivo
e mentre la calura cresce e l 'afa
all'ombra di grandi e fresche piante
innocenti amori sbocciano fra bimbi
che, sdraiati, si prendono le mani
e ... sognano. | |
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